C’eravamo tanto amati…

di Rita Occidente Lupo

Il via libera della commissione Giustizia della Camera, al disegno di legge per il divorzio breve, registrerà l’ Aula il 26 maggio alle prese con un problema nel nostro Paese a tappeto. Il testo, accelera i tempi: 12 mesi in caso di contenzioso e 6 per le consensuali. Le modifiche al testo originario sollevate da più parti, mentre una larga fetta parlamentare s’affida al la richiesta di massima nel Paese. Entrato in Italia nel 1970, dopo 4 anni con un referendum abrogativo, il divorzio venne sancito. Nonostante le ferree remore della Democrazia Cristiana e di un’ampia fetta cattolica, dimidiata tra la libertà di coscienza, affidata ai singoli e la coerenza al dettato evangelico d’indissolubilità del vincolo. Inizialmente, la battaglia referendaria fu portata allo spasimo, accentando casi limite: situazioni di matrimoni all’eroismo della sopravvivenza! Col tempo, il divorzio ha finito per essere quasi alla portata di coloro che non vivevano legami insostenibili. Nel senso che l’incompatibilità dei coniugi o la carenza di sopportazione da entrambe le parti, ha finito per svolgere la parte del leone. Oggi, una realtà giuridica, alla quale ricorrono tante coppie con e senza prole, per svariati motivi. Le convivenze di fatto, in costante ascesa nel Paese, ridisegnano una situazione civile, che tallona i tempi burocratici. Di qui,  i tempi abbreviati, rispetto ai tre attuali, che il Governo dovrà legiferare. Ovviamente, in presenza di figli minori, resta il diritto di famiglia a curare giorni e modalità affinchè, per i minori, non venga il nuovo status familiare, ad incidere traumaticamente nella crescita.