Proverbi Africani: la scimmia impara a saltare dopo molte prove

Padre Oliviero Ferro, missionario saveriano

Quando passi nei villaggi in Africa, vedi i bambini più piccoli che già sgambettano vicino ai fratelli più grandi. Se fosse da noi (in Italia), sarebbero chiusi in casa per paura dei raffreddori. A uno, due anni, sono già in piedi, senza paura. Sono tenuti a bada dai più grandi e così piano piano  crescono. A volte la mamma li porta con sé nel lavoro dei campi. Legati dietro la schiena, aprono i loro occhioni sul mondo che li incontra per la prima volta. Al primo approccio, cominciano a piangere, perché ti vedono con la pelle bianca. Poi, piano piano, si abituano e hanno pazienza nel vedere questo essere strano che viene da chissà dove. I più grandicelli invece sono più curiosi. Ti guardano come per dire:”Ma tu cosa vieni a fare qui in mezzo a noi? Non hai niente dei meglio da fare a casa tua?”. Quando poi ti sforzi di parlare nella loro lingua, e ti capita di sbagliare, allora il teatro comincia. Si mettono a ridere, a prenderti in giro.  Magari ti arrabbi un pochino, ma poi passa presto, perché sono simpatici e fanno volentieri amicizia. E piano piano ti fanno conoscere la loro vita, le loro gioie e i loro dolori. Quando sono ammalati e non hanno le medicine; quando vanno a scuola e gli manca tutto; quando vanno a lavorare con i genitori e costa fatica…Tanti momenti in cui imparano ad affrontare le prove della vita. Ma tutto questo svanisce, quando si mettono a giocare. Corrono dietro a una palla di stracci e sognano di essere dei grandi calciatori. O cullano una bambola di pezza, pensando al futuro che li aspetta…Entrare nei sogni dei bambini non è facile…ma se ci si ricorda che lo siamo stati un giorno, forse diventa più semplice…

 

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