Salerno: RSA su SMA Campania

La vicenda della SMA Campania appare sempre più estromessa dai piani e dalle decisioni concrete della Regione Campania, nonostante i reiterati tentativi svolti dalla scrivente e finalizzati a rendere comprensibili le reali difficoltà e le possibili soluzioni. Nello stesso momento in cui il Presidente della Giunta Campana, unitamente a qualche Consigliere del suo medesimo schieramento politico – quest’ultimo peraltro non noto per  particolari e nobili iniziative se non per le sconvenienti e ingenerose dichiarazioni rilasciate recentemente inerenti l’invito a licenziare migliaia di dipendenti delle aziende regionali – si dice in cerca delle responsabilità che hanno dato vita all’elefantiasi del sistema delle partecipate, dimentica che dal 2010 – anno di insediamento di Caldoro – non è stato introdotto un solo elemento migliorativo, per qualità, efficienza e contenimento dei costi, del medesimo sistema. In particolare, nel 2010 la SMA aveva una missione precisa e apprezzabile e i suoi dipendenti erano costantemente impegnati in svariate attività. Nel 2014, invece, si compiono numerosi mesi di inattività delle stesse maestranze per mancanza di affidamenti da parte della Regione. Alle conseguenze di questa precisa decisione del Presidente e della Giunta Regionale della Campania si pretende di far fronte con la cassa integrazione in deroga, ammortizzatore sociale introdotto solo da pochi anni e notoriamente finanziato con la fiscalità generale. Insomma, gli inermi e incolpevoli contribuenti italiani si devono far carico di una omissione pesante della Regione, che, peraltro, non manifesta alcuna intenzione di volerla rimuovere. Se non si fosse impedito ai dipendenti della SMA di continuare nell’opera di manutenzione del territorio, molti di essi sarebbero stati coperti, per una buona parte del periodo invernale, dalla cassa integrazione agricola; questa sì, legittima e utilizzata già per alcuni anni con benefici decisivi per le casse aziendali. Siamo alla irresponsabilità totale, con inquietanti segni di spudoratezza, allorché Caldoro dichiara che sta riducendo gli sprechi nelle partecipate. In effetti, sta solo trasferendo una parte dei costi sull’intera collettività con la cassa integrazione in deroga e non manifesta alcun ravvedimento o reazione o correzione di rotta rispetto alla scoperta che, persone da lui nominate nella SMA, sono state artefici dello spreco di ingenti risorse pubbliche sulle quali la Magistratura penale e contabile sta indagando. La nostra denuncia, che ha indotto la predetta inchiesta, doveva essere prontamente sostenuta e incoraggiata da un buon amministratore, quale si professa Caldoro; oppure, nel caso in cui egli fosse stato persuaso della bontà dell’azione di alcuni suoi uomini posti al vertice della SMA, a nostro avviso infedeli, e della strumentalità dell’iniziativa della scrivente, aveva l’obbligo, morale e politico, di promuovere immediatamente un giudizio per diffamazione nei nostri confronti. Niente di tutto ciò, invece: solo parole senza senso, in aggiunta all’ulteriore spreco di risorse che si sostanzia nel rimanere senza lavoro le centinaia di dipendenti della SMA. Neppure la Delibera n. 286/2013 della Corte dei Conti della Campania, molto puntuale, che fotografa le carenze e le inefficienze del bilancio regionale e si concentra approfonditamente proprio sulle scelte operate per la SMA Campania, è riuscita ad imprimere uno scatto di energia e rigore a Caldoro e alla sua Giunta. Neanche la constatazione, dopo la segnalazione della Corte dei Conti, che la Regione deve fornire un sistema contabile integrato, che ricomprenda i costi anche delle sue partecipate, per cui il disavanzo della SMA diventa automaticamente un debito della Regione, è servito a sottrarre i vertici regionali alla loro inquietante insipienza ed apatia politica e gestionale. La stessa Corte dei Conti osserva nella Delibera predetta che la Regione ha speso ben 3.282.353,00 euro per acquisire interamente la società in questione. Tale esborso, per esplicita ammissione della Regione nello scambio di comunicazioni con la Corte, è giustificato con il soddisfacimento di “…funzioni fondamentali e strettamente inerenti ai fini istituzionali dell’ente, da esercitare in termini di efficienza ed economicità della gestione…”.

Una dichiarazione impegnativa per la Regione, che diventa, ovviamente, totalmente falsa, nel momento in cui si guarda alla situazione attuale della SMA a circa due anni dalla sua trasformazione in società interamente partecipata dal suddetto ente: senza missione, senza lavoro per i dipendenti e priva di ogni consistente e stabile prospettiva, aggiuntiva ai meri progetti di impegno di cui si divaga da circa due anni, molto parziali e frammentari e ancora indefiniti nella loro temporalità di attuazione. La Regione, per legge, deve dare lavoro stabile alle sue aziende in house, altrimenti si rivelano mendaci le dichiarazioni formulate alla Corte dei Conti, ancorché già contestate dallo stesso organismo di controllo. La cassa integrazione in deroga non può essere assimilata a “funzioni fondamentali inerenti ai fini istituzionali dell’ente”. Siamo di fronte ad una menzogna che potrebbe coinvolgere sul piano della responsabilità personale Giunta e amministratori, con sanzioni pecunarie e, forse, anche penali. Tanto premesso, e auspicando di aver stimolato qualche riflessione aggiuntiva rispetto all’andazzo descritto, Vi si chiede di agire tempestivamente affinché la SMA possa essere rapidamente operativa nelle attività che ha svolto per oltre un decennio con efficienza ed efficacia, si formino celermente le maestranze per assolvere a compiti ulteriori per il bene collettivo e si ponga fine a questo continuo, dannoso, inutile e fuorviante stillicidio di promesse vane, intrecciate ai sistematici annunci di nuova cassa integrazione in deroga.

Nell’attesa, porgiamo distinti saluti

La R.S.A. e la Segreteria regionale