La Sicignano-Lagonegro e gli affari della politica

 

Roberto De Luca

Non c’è da stupirsi se, attraversando i desolati binari della ferrovia Sicignano-Lagonegro, due rette parallele non più attraversate da alcuna trasversale da oltre vent’anni, pensiamo anche alle tante occasioni perdute del nostro territorio. E questi pensieri si fanno tanto più pressanti quanto più diventa costosa la mobilità con mezzi propri, visto che nel Vallo di Diano non si è mai voluto seriamente affrontare il tema della rete di trasporti pubblici per non turbare quelle clientele che, proprio grazie all’assenza di una rete ferroviaria, hanno prosperato in questo ventennio di reggenza di una classe dirigente non proprio illuminata. Sembrano parole che assumono un peso specifico molto elevato? Andiamo allora in giro a chiedere alle persone comuni del perché non si riattiva più la linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro e sentiremo:“Troppi sono gli interessi che orbitano attorno a questa questione”. Interessi privati, di certo, non collettivi. Le nostre amministrazioni, locali e non, sembrano essere diventate veri e propri centri di elargizione di finanziamenti e favori, finendo col somigliare sempre di più a comitati d’affari, piuttosto che a poli di indirizzo politico, così come sembra emergere dall’inchiesta “Magnanapoli”. E nessuno ormai si meraviglia più se se qualche magnate venga agevolato nel suo mestiere di imprenditore. Ormai si fa politica facendo affari e si fanno affari facendo politica. E sembra tutto finire qui. Così, la  sfida che la nostra associazione ha lanciato sul tema della ferrovia attraverso gli accorati appelli del nostro responsabile ai trasporti, dott. Rocco Panetta, non solo non è stata raccolta, ma a volte è stata anche occultamente osteggiata, così come è avvenuto con le tante altre battaglie di civiltà che abbiamo proposto, come quella sulla lotta all’inquinamento.Che dire allora se il responsabile della sede di Sala Consilina si trova a scrivere sul Giornale di Fisica, rivista ufficiale della Società Italiana di Fisica, proprio su di un treno in corsa? Beh, diremmo che egli è uno che sogna ad occhi aperti una realtà che ormai non c’è più. E queste due rette parallele sono ormai coperte di rovi (e in alcuni tratti di asfalto) e consegnate al degrado, in una vallata degradata. Edifici vengono costruiti nelle prossimità della linea ferroviaria abbandonata, forse senza nemmeno considerare la fascia di rispetto attorno ai binari. E così, quelle immagini di una stazione di paese dove da bambino solevo incantarmi a guardare le travi di legno trasportate dai treni merci, dove lo sferragliare delle ruote contro i binari diventava un tutt’uno con l’armonia del moto dei pesciolini rossi nella vasca ben tenuta a ridosso della casa del capostazione, hanno lasciato il posto al degrado, voluto da questi personaggi che non conoscono più la politica come servizio, ma comprendono bene quanti affari si fanno con la politica e quanta politica si possa fare con questi affari. Senza vergogna.