Per una Kazaka

Angelo Cennamo

Chissà quanti italiani sapevano dell’esistenza del Kazakistan prima che televisioni e giornali ci martellassero con la misteriosa vicenda del dissidente Mukhtar Ablyazov (che per pigrizia chiameremo “il kazako”) e di sua moglie Alma Shalabayeva ( che per la stessa ragione chiameremo “la kazaka”). E chissà se questi due personaggi, del tutto sconosciuti fino a pochi giorni fa, avrebbero mai immaginato, la sera del 31 maggio scorso, che quella rocambolesca operazione di polizia, organizzata in gran segreto a Casal Palocco, avrebbe rischiato, e rischia tutt’ora, di mandre in frantumi il governo della settima potenza industriale del mondo, con i ben altri kazaki che i suoi abitanti hanno in questi mesi per la testa. Senza volerci addentrare nella spinosa questione di diritto e rovellarci la mente con i singoli passaggi richiesti dal protocollo, registriamo che allo stato non esiste ancora una verità assoluta su quanto è accaduto in quel villino alla periferia di Roma, nè conosciamo i contorni e i profili dei protagonisti di questa buffa vicenda. Prima di tutto, il kazako è davvero un dissidente di un regime dittatoriale, come piace definirlo alla sinistra movimentista, ringalluzzitasi per aver trovato un cavillo utile a mandare a gambe all’aria Letta e compagnia bella, o questo kazako è semplicemente un delinquente ricercato in oltre 170 paesi del mondo per truffa ed altri reati finanziari, come scrivono alcuni editorialisti? E se fosse vera la seconda ipotesi ( io propenderei per questa), perchè mai la kazaka, sua potenziale complice, è stata espulsa e non trattenuta in Italia? Alfano, uno e trino per le numerose cariche istituzionali che ricopre, nega di essere stato informato dei fatti e minaccia di fare piazza pulita tra i suoi sottoposti, a cominciare da quel fidato Procaccini che proprio il 17 luglio sul Corriere della sera, sembra in parte smentire la tesi dell’inconsapevolezza. La stessa Emma Bonino, ministro degli esteri per chi non se fosse ancora accorto, stando ad una certa ricostruzione, avrebbe ricevuto un’informativa via mail nell’immediatezza del blitz. Strano. Ad ogni modo, che Alfano sapesse o non sapesse, probabilmente non lo sapremo mai. Ma qualunque cosa sia accaduta quella sera, di sicuro non ci conforta apprendere che dei burocrati ministeriali abbiano taciuto al ministro degli Interni lo svolgimento di una cosi delicata operazione di polizia. Allo stesso modo, non ci incoraggia affatto il sospetto di chi pensa che Alfano abbia potuto mentire per ragioni di Stato ( che, in quanto tali, andrebbero piuttosto rivendicate e senza mezze misure).

 

2 pensieri su “Per una Kazaka

  1. sempre paesi minori, mai una grande superpotenza. sempre situazioni in cui la frequentazioni e le amicizie di “tu sai chi” sono determinanti, o comunque portano a dubbi legittimi, per soluzioni diplomaticamente ambigue.
    il Kazakistan è un ricco paese, molto più grande dell’Italia governato da un superdittatore amico fraterno di un nostro ex premier che ricatta un governo istituzionale, caratterizzato dai pranzi domenicali tra zio e nipote che sono collocati su sponde avverse, a secondo se i tribunali italiani gli daranno torto o ragione: così tanto per aiutarti ad inquadrare la solita storia.
    poi che sia tutto colpa dell’estrema sinistra e solo una tua fissa.

  2. “Amico fraterno di un nostro ex premier” immagino sia riferito a Romano Prodi.

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