Silvio e il Corriere: c’eravamo tanto odiati

Angelo Cennamo        

Che tra Silvio Berlusconi e il Corriere della sera non sia mai corso buon sangue, è un fatto noto. Chi non ricorda quel famoso avviso di garanzia inviato dalla Procura di Milano, ed anticipato in prima pagina dal quotidiano di via Solferino la mattina del 22 novembre del ’94, proprio mentre il Cavaliere presiedeva da fresco premier un vertice internazionale a Napoli? Molti attribuirono a quella comunicazione, così tempestiva e ben accompagnata, l’incipit della crisi di governo che si concretizzò solo poche settimane dopo con il ribaltone di Bossi, preoccupato di rimanere impigliato con il suo partito nelle maglie politico giudiziarie di un processo lungo e rognoso, conclusosi sì con un’assoluzione piena dell’imputato, ma solo 15 anni dopo, e ad un prezzo carissimo. Ma la vetta più alta dell’antiberlusconismo cartaceo, il Corriere la raggiunse l’8 marzo del 2006, con uno storico editoriale vergato da Paolo Mieli, nel quale l’allora direttore, a pochi giorni dal voto, sorprese l’intera nazione con un inaspettato e clamoroso endorsement in favore di Romano Prodi, avversario e vincitore di quella tornata elettorale, che scatenò l’ira funesta della destra italiana, lettori compresi ( racconterà Vittorio Feltri che quell’articolo, da solo, fece guadagnare al suo Giornale oltre 50.000 copie : un vero colpo di fortuna). Da quel giorno tanta acqua è passata sotto i ponti; il Corriere ha continuato a primeggiare nelle vendite in edicola, nonostante l’agguerrita concorrenza de La Repubblica e la crisi dell’editoria. E Berlusconi, tra alterne vicende e gli immancabili processi, è ancora lì a combattere per salvare il suo partito ad personam da una preoccupante “mancanza di personale” e da una successione che si preannuncia avvilente. Lo farà finchè può, finchè dura, e fino  quando la magistratura non scriverà la parola fine sulla sua eleggibilità ed agibilità politica. Ci riferiamo, in particolare, al processo Mediaset che lo ha visto soccombere in primo e secondo grado per frode fiscale e che in Cassazione arriverà al suo ultimo stadio. Da quella sentenza, se dovesse essere confermata la condanna, dipenderà tutta la carriera politica del Cavaliere, e non solo la sua. Ieri il suo  collegio difensivo, impreziositosi nell’ultim’ora della presenza del prof. Franco Coppi, ha depositato il ricorso avverso la sentenza d’Appello. A detta di tutti, la Corte si sarebbe pronunciata a fine anno o, al massimo, i primi del 2014. Stamattina, il Corriere, ancor lui, in esclusiva, pubblica un articolo in prima pagina, a firma dell’esperto di cronaca giudiziaria Luigi Ferrarella, nel quale viene anticipata una clamorosa ipotesi : una parte del reato che avrebbe commesso Berlusconi si sarebbe prescritto a metà settembre del 2013. La Cassazione si sarebbe vista costretta così a rinviare gli atti alla Corte d’Appello perchè ricalcolasse la pena, e la lungaggine avrebbe fatto slittare ( in caso di condanna) di un altro anno l’interdizione dai pubblici uffici dell’imputato. Poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo, la Corte di Cassazione rende noto che il processo Mediaset, contro ogni pronostico e prassi consolidata, non si terrà nè in autunno nè a dicembre, ma il 30 luglio ( ovvero in piena sessione feriale). Apriti cielo! “Il Corriere detta l’agenda alla Cassazione” sentenziano i fan più scalmanati del Cav. Lo stesso Avv. Coppi, persona notoriamente schiva e poco lamentosa, si è detto sconcertato dalla insolita “anticipazione”, dissentendo oltretutto dalla ricostruzione tecnica fatta da Ferarella. “Dovrò studiarmi migliaia di pagine in pochi giorni!” ha chiosato ad un intervistatore di tgcom 24 che lo intercettava sulle breaking news. Insomma, la notizia, ancora una volta, fa discutere, e la doppia notizia della coincidenza tra la prima pagina del Corriere ( che, sia chiaro, fa egregiamente il suo mestiere) e la pronuncia inaspettata della Cassazione, rende il dibattito tra berlusconiani ed anti più focoso del solito, finendo per avvelenare ancora di più il clima della politica. Che di tutto avrebbe bisogno, tranne che di certi assist.