Il reato di burlesque

Angelo Cennamo

7 anni, uno meno di Michele Misseri, il contadino di Avetrana, uno più di Scattone e Ferraro, gli assistenti universitari implicati nell’omicidio di Marta Russo. 7 come gli anni dati al Caimano di Nanni Moretti, già profeta nel film sulle dimissioni di Papa Ratzinger. Sono solo alcuni dei tanti post che circolano in queste ore sui social network per commentare la sentenza sul caso Ruby, dalla quale viene fuori un quadro di Silvio Berlusconi a tinte fosche, la rappresentazione di un capoclan dedito allo sfruttamento della prostituzione, alla coartazione di ispettori di polizia, finanche alla corruzione di decine di testimoni. 7 anni e non 6, come aveva richiesto il pm Boccassini, stranamente assente dall’aula proprio nel giorno del giudizio. L’anno in più si spiega con la diversa qualificazione fatta dal collegio giudicante della concussione, che, alla luce della recente riforma Severino, diventa per “costrizione” anzichè per “induzione”, reato assai più grave rispetto alla prostituizione minorile, per il quale la condanna è invece ad un solo anno. Altrettanto dura la pena accessoria, inevitabile per legge, dell’interdizione a vita dai pubblici uffici ( praticamente un ergastolo politico). Insomma, una vera mazzata per il Cavaliere, ritrovatosi in poche settimane al centro di un fitto percorso di guerra fatto di condanne, già prese, e di altri processi in dirittura d’arrivo che non lasciano margini all’ottimismo. Tanto che, orientarsi nel suo ginepraio tribunalizio, è diventata un’impresa ardua anche per Nicolò Ghedini, l’avvocato ad personam finito anche lui nell’occhio del ciclone per le sfortunate performance degli ultimi mesi. Del pronunciamento sul caso Ruby potremmo parlare per ore senza venirne mai a capo. Del dispositivo ( vedremo poi le motivazioni) si è detto e si è scritto di tutto : “macelleria giudiziaria”, “sentenza politica”, “affronto al clima di pacificazione”. Fermo restando che le sentenze si rispettano e si impugnano, ci sia consentito almeno fare due brevi riflessioni a riguardo : la prima sul singolare ribaltamento dei ruoli che hanno assunto nel processo le presunte vittime del Caimano : Ruby, la giovane marocchina finita tra le grinfie del vecchio uomo di potere, diventa una “puttana di una furbizia orientale” nei pensieri e nelle parole del pm Boccassini; Giorgia Iafrate, la poliziotta concussa, una potenziale bugiarda per aver negato qualunque pressione o condizionamento da parte dell’ex premier. La seconda sulla decisione, anche questa insolita da parte del collegio giudicante, di trasmetteere gli atti alla procura della Repubblica perchè venga aperto un fascicolo nei confronti di ben 32 testimoni della difesa ( colpevoli di aver contraddetto la tesi dell’accusa?). Cosa accadrà l’indomani del processo di primo grado è difficile dirlo : riusciranno i falchi del Pdl a mantenere i nervi saldi e a non ribaltare il tavolo del governo Letta, già vacillante per i suoi tentennamenti su iva e imu? Soprattutto, ce la faranno i ministri del Pd a respingere le provocazioni di chi li irride per essere al governo nientemeno che con un “concussore puttaniere” ?