Se la Consulta sbaglia

Angelo Cennamo 

Non si può escludere che l’allora capo del governo, Silvio Berlusconi, abbia fissato quel consiglio dei ministri del primo marzo 2010, esclusivamente per far saltare l’udienza del processo Mediaset, dopo averla programmata per lo stesso giorno, in accordo con i giudici del tribunale di  Milano. Ma non è questo il punto. La Corte Costituzionale, interpellata dai legali del Cavaliere per dirimire il conflitto di attribuzione sorto con l’autorità giudiziaria milanese, avrebbe dovuto decidere su altro. Avrebbe dovuto, cioè, stabilire se un tribunale ordinario della Repubblica potesse o meno non riconoscere come legittimo impedimento la convocazione di un consiglio dei ministri. A tale quesito, l’alta Corte ha fornito una risposta semplicistica oltre che pilatesca : solo il giudice può fare questo genere di valutazione ( ma se cosi fosse, dovremmo chiederci per quale ragione allora la Cassazione ha filtrato positivamente il ricorso degli Avv.ti Ghedini e Longo alla Consulta perchè si pronunciasse ). Sconfinando poi nel terreno impervio di una dietrologia accusatoria del tutto estranea alla propria competenza, che l’ha portata ad interpretare ( non si capisce in base a quali criteri istruttori e a quali facoltà) come fraudolenta la convocazione di quel consiglio, in quanto volta esclusivamente ad evitare l’udienza penale. Capirete che si tratta di un precedente rilevante che rischia di pregiudicare i rapporti e i confini, già poco nitidi, che separano il potere esecutivo dall’Ordine dei magistrati. Si badi, ho scritto “Ordine” e non potere nel rispetto del dettato costituzionale. Scrivono i giudici della Corte che Berlusconi non avrebbe motivato nè avvisato preventivamente il tribunale dell’avvenuto cambio di programma. E qui siamo al paradosso : l’idea che il capo del governo debba spiegare ad un giudice perchè ha fissato, spostato o anticipato un consiglio dei ministri è fuori da ogni logica : è la negazione dei principi che sottendono al funzionamento di una qualunque democrazia moderna. E se alla base di tale iniziativa fossero esistite delle impellenti ragioni di Stato, delle quali un governo non è tenuto a dare alcuna spiegazione? Inutile, a questo punto, fare altre considerazioni : la sentenza è inoppugnabile e il processo Mediaset destinato al grado ultimo della Cassazione. In quella sede, Berlusconi e il suo partito si giocheranno molto. Forse tutto.