Protesta nella Storia

 Giovanna Bergamasco

Nella storia della nostra società la protesta è sempre stata uno strumento efficace per far valere i propri diritti e combattere fino ad averne di nuovi. Bisogna però tener presente due elementi fondamentali. Il primo è che “Non si è mai del tutto superiori alla società cui si appartiene” (Henrik Ibsen) e che perciò difficilmente si è in grado di promuovere cambiamenti tali che possano produrre un fruttuoso rinnovamento. Il secondo elemento da tenere in considerazione è che la protesta, per essere utile, non debba poggiare su di un evento isolato ( come ad esempio, la partecipazione del Movimento 5Stelle alle ultime elezioni) ma debba essere prolungata nel tempo proprio da colui che l’abbia messa in essere e che abbia la volontà, tramite il proprio esempio di vita, di dedicarsi quotidianamente alla lotta verso la società cui appartiene e specificatamente contro il malgoverno. Per la verità Grillo aveva sferzato già da alcuni anni le crepe della nostra situazione italiana tanto che oggi il suo Movimento ha avuto una grossa affermazione dovuta principalmente alla sua foga e passione travolgenti, impiegate contro le disuguaglianze e difficoltà economiche che strozzano da tempo la nostra penisola. Ma non credo che ciò sarebbe bastato a decretargli un risultato tanto consistente se non avesse inventato un differente modo di portare avanti la campagna politica: dichiarare cioè che non si sarebbe mai presentato in qualità di capo del movimento in corsa per le elezioni. Come se, facendosi portavoce dei molti italiani delusi dai vari governi degli ultimi decenni, avesse voluto dire: “io scendo in campo soltanto per appoggiare un reale cambiamento a favore dell’Italia, né miro perciò a quella tal “poltrona”che, una volta occupata, i vecchi protagonisti della politica italiana si sforzano di conservare con ogni mezzo”. Questa sua decisione ha entusiasmato perciò molti italiani affascinati dalla sola forza della sua voce che riempiva le piazze gremite, unico mezzo scelto per aver rifiutato di partecipare alle trasmissioni televisive. Insomma, ha mostrato di essere talmente inconsueto e innovativo da spiazzare del tutto o quasi i suoi antagonisti. Dunque è stato geniale, non c’è che dire, e così facendo si è conquistato la fiducia di gran parte degli elettori, soprattutto dei giovani che hanno ( o meglio, dovrebbero avere) un preponderante ruolo nella società e che, ponendosi  in antagonismo con le vecchie generazioni, si fanno promotori del cambiamento. Su questo tema, sono vari gli esempi che la storia ricorda a proposito dei giovani divenuti protagonisti nella scena di un rinnovamento auspicato. Uno tra tutti, la rivoluzione studentesca del ’68, nella quale operai, studenti e gruppi etnici minoritari si formarono per aggregazione spontanea con l’intento di far vacillare governi e sistemi politici, in nome di una trasformazione radicale della società. Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti che in quegli anni spaziarono un po’ ovunque nel mondo, erano la riorganizzazione della società sulla base del principio di eguaglianza; il rinnovamento della politica in nome della partecipazione di tutti alle decisioni; l’eliminazione di ogni forma di oppressione sociale. Ogni cosa si risolse però in maniera insoddisfacente anche se poi avrebbe dato l’avvio a situazioni rovinose, come ci ricordano le cronache degli anni settanta. Ma tornando a Beppe Grillo è un dato innegabile che nel “mettersi in piazza”, egli abbia voluto farsi conoscere e apprezzare per quello che  esponeva e ribadiva con veemenza, senza però darci modo di sapere che cosa, oggi, sarebbe in grado di fare nello specifico. Ecco perché è chiamato da più parti ad agire subito e assicurare, attraverso quella governabilità di cui si ha bisogno, un cambiamento efficace rivolto a una reale soluzione del precariato, della povertà sempre più dilagante, di chi non ha una casa. A questo punto verrebbe naturale farsi una domanda. Se Grillo, alla vigilia del Movimento 5Stelle, sapeva già che in caso di vittoria avrebbe rifiutato di  partecipare in prima persona alle decisioni del governo, perché non ha scelto la strada di una protesta soltanto silenziosa? Alcuni personaggi come Indira Gandhi o Martin Luther King, hanno dato in tal senso un contributo importante alla storia. E a proposito di Martin Luther King mi piace ricordare le sue parole dell’agosto 1963 “I Have a Dream” ( anche Grillo ha parlato di“ sogno”, sebbene in un differente contesto). In quel discorso, rimasto famoso, Luther King diceva “Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza”. Fratellanza! Da quanto tempo è andato smarrito il senso profondo di questa parola, associato come dovrebbe essere alla solidarietà e al rispetto verso chiunque abbia perduto ogni diritto di civile dignità, primo fra tutti il lavoro? Da molto, troppo tempo. Mi sembra di aver capito che il Movimento 5Stelle dica: “ Noi ci opporremo, di volta in volta, alle proposte di legge che non condividiamo”. Ma ciò non sembrerebbe un atteggiamento sano, in quanto è necessario un confronto equo per giungere a delle scelte giuste a favore di tutti. E’ giunto perciò il momento di mettercela tutta e andare avanti senza ulteriore spreco di tempo per dare risposte concrete che indichino una reale svolta a vantaggio di chi oggi è annientato nella disperazione. Tutta questa situazione  ci angustia profondamente nell’attesa. Ma non è solo l’attuale incertezza politica a lasciarci sgomenti giacché il tempo che stiamo vivendo è di fatto assai difficile e forse ci sentiamo ancor più smarriti anche a causa di un altro evento che d’improvviso ci ha posti nella condizione di doverci adeguare a una contingenza del tutto imprevedibile: Papa Benedetto XVI ci ha lasciati, subito dopo aver dato l’annuncio delle dimissioni da Pontefice. Forse la sua inaspettata decisione potrebbe rientrare, anch’essa, tra le “proteste silenziose” che hanno lasciato un segno autorevole nella storia? Chissà. Certo è che il Papa ha conquistato con il suo recente gesto persino i cuori più riottosi, né mai potremo dimenticare quel nodo di profonda commozione provato alla vista dell’elicottero che, la sera del 28 febbraio, si allontanava con a bordo il Pontefice per lasciarsi alle spalle la Santa Sede. Da quel momento siamo in attesa dunque del nuovo conclave ma nel frattempo l’ultima visione cui si è appena accennato, stranamente limpida nel cielo vespertino, è stata accompagnata da una subitanea nostalgia che, giunta improvvisa a stringerci l’anima, difficilmente lascerà spazio a più forti emozioni né abbandonerà tanto presto le solitarie stanze delle nostre coscienze, rimaste precocemente orfane.