“Obrigado” di Agretti, sperimentale lirica del nostro tempo

Rita Occidente Lupo

Lello Agretti, poeta per passione. Eper vocazione, giacchè il suo verso sembra andare al di là della stessa occasione, per creare silenzi-assensi. Talvolta solutori al solo fluire del tempo, tal’altra, a caccia di trastulli con cui condurre l’esistenza. Agretti, che si cimenta sempre in nuove argomentazioni, ad un andare poeticamente fluido, arzigogola tra le parole, in cerca d’onomatopee, scarabocchiando i pensieri, altalenando i sogni. Dove inizi l’uomo e finisca il poeta, difficile da intraverdere. La sua, una lirica sperimentale, nella contemporanea ricerca di non emulare il già vissuto nè di ricalcare toponimi letterari consunti. “Obrigado” sembra lasciar scorrere il tempo senza darsi pena dell’età. Stille immaginative, scintille emotive che nel momento in cui si fermano al suolo, non giacciono inerti senza creare sospiri. Quelli che Agretti sa mescere e calibrare, arricchendo di volta in volta il verso, che non incede mai nella prosastica dimestichezza di quell’andare che gli è franco viatico di viaggio. L’eplorazione per sempre nuove albe, la traiettoria di nuove catarsi, quanto la silloge  porge sottovoce a chi sa ancora socchiudere lo sguardo, per lasciarsi andare al refrain!