Auguri, donna!

Auguri, donna!

di Rita Occidente Lupo 

Donne. Femminismo a iosa. Ma l’apice, l’8 marzo: un secolo per l’istituzione della Giornata internazionale secondo molti, ricordando la morte di alcune operaie coraggiose, che intinsero di sangue le mimose del campo vicino alla fabbrica tessile Cotton  di New York nel 1908. Secondo alcune fonti, comunque, anche quel famoso episodio passato alla storia, non si verificò nel 1908, bensì nel 1911.  Nel 1917, a Pietrogrado, fame, freddo e sofferenze della guerra spinsero operaie e contadine in piazza contro lo zar, a chiedere pace e pane: Rivoluzione di Febbraio, 23 Febbraio secondo il calendario giuliano, 8 marzo per quello riformato in vigore in Occidente. Nel 1921 a Mosca, alla seconda Conferenza delle donne comuniste, 82 delegate da 20 paesi adottano il 23 febbraio/8 marzo come Giornata dell’operaia, in ricordo della manifestazione delle operaie di Pietrogrado.

Un modo, l’8 marzo, per enfatizzare un ruolo. Donne alla ribalta. Allo sbaraglio. In carriera. Tra fornelli e prole. Ristrette nella cerchia parentale, stuprante sogni ed innocenza.  Segregate tra vizio ed ambizione. Donne coraggio. Madri esemplari. La carrellata di volti e di nomi non sfugge ai lettori attenti d’ogni tempo. In passato s’appioppava alla signora, sempre il laconico assenso alla propria gravidanza non programmata. Auguri…e figli maschi. Il retaggio di una mentalità maschilista, ancora ottenebrante molti Paesi, riemerge con efficacia l’ 8 marzo.

Come se i diritti umani, dovessero annotare sul calendario quadrettato, l’ora fatidica della riscossa. In ogni luogo si cerca di festeggiare ormai la donna. Senza generalizzazioni di sorta. Al di là del burka, l’identità di quante ancora reprimono doti naturali, capacità individuali. La femminilità, spesso mutilata dalla violenta ignoranza. Dal consumismo dei costumi islamici. Se l’integralismo, ancora untore di diverse personalità di spicco, gli stereotipi perbenistici, onta di un marcato consumismo progressivo. La donna viene tuttora strattonata in alcuni ruoli. A tal punto da dover chiedere il diritto d’essere ricordata con le quote rosa. Eppure il suo spessore rimane soltanto se lo possiede. E lo sa gestire.

Di ciò, nessuno parla più. Se anche i jeans, rimandano femminilità, la donna si muove in modo che il suo sesso, non sia ad ogni costo la mediazione delle sue conquiste sociali. Se riesce ad essere, al di là del lifting e del capello gelatinato.  Del tacco a spillo e delle semplici ballerine. Nel suo ruolo complementare, senza ribaltoni. Tra mimose e cuoricini, cenette a lume di candela e coppe di champagne. Perchè incentrare l’attenzione su di lei? Tanto ancora da tributarle! Nel renderle giustizia!