Salerno: celiachia, studio su ormone zonulina della Fondazione Ebris su rivista scientifica internazionale Pediatrics.

Salerno: celiachia, studio su ormone zonulina della Fondazione Ebris su rivista scientifica internazionale Pediatrics.

Celiachia, lo studio sull’ormone zonulina della Fondazione Ebris sulla rivista scientifica internazionale Pediatrics
Lo studio evidenzia una correlazione tra l’uso non appropriato degli antibiotici nei primi mesi di vita e lo sviluppo della celiachia.

Le attività di ricerca della Fondazione Ebris di Salerno continuano a suscitare attenzioni nella comunità scientifica internazionale. I dati sul movimento della zonulina (ormone gastrointestinale deputato alla permeabilità intestinale) nei mesi antecedenti lo sviluppo della celiachia e contenuti nello studio CDGEMM (Celiac Disease Genomic, Environmental, Microbiome, and Metabolomic), ideato dal professore Alessio Fasano della Harvard Medical School di Boston, nonché Presidente Ebris, e condotto per conto della Fondazione dal dottor Francesco Valitutti, ricercatore dell’Università degli Studi di Perugia, sono stati pubblicati sulla rivista internazionale “Pediatrics” (ecco il link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38062791/).

Secondo lo studio, i livelli della zonulina aumentano prima dello sviluppo della celiachia, soprattutto in chi ha fatto uso di antibiotici nei primi mesi di vita. Insieme ad altri dati sul microbiota, presto saranno disponibili altri elementi di predizione per intercettare la celiachia prima del suo sviluppo.
“Lo studio sottolinea – ribadisce Valitutti – l’importanza della prescrizione appropriata degli antibiotici nei primi anni di vita, specie nei soggetti a rischio di celiachia. Gli antibiotici sono farmaci salvavita ma spesso vengono sovraprescritti o – peggio – le famiglie li somministrano ai bambini ancor prima di aver consultato il pediatra per banali infezioni virali autolimitantesi. Ciò perturba il microbiota intestinale, determina un aumento di permeabilità intestinale e concorre all’aumento del rischio di celiachia”.
I dati rientrano nel lavoro di CDGEMM, uno studio internazionale, che coinvolge più di 500 bambini italiani e statunitensi a rischio celiachia, in quanto familiari di primo grado di un individuo già diagnosticato (figli/e o fratelli/sorelle di un celiaco).