Siamo tutti uguali
Giulio Caso
Una volta era di moda asserire, con contenuta ipocrisia, che eravamo tutti uguali.
Veramente c’erano alcuni che si distaccavano, sdegnati, dall’ammasso. Altri che non potendo mostrare la loro rimostranza alla commistione, si definivano “intellettuali organici”.
I primi impettiti nella loro supervalutazione, avevano diretti riferimenti con passate ideologia assolutistiche.
I secondi, nascosti dietro nauseata incomprensione, per le idee degli altri, si adagiavano su letti ideologici che confinavano con quelli suddetti. Praticamente una fusione (a limite) in cui era assente l’uomo nella sua principale ricchezze: la diversità.
Gli uomini hanno il diritto di essere diversi. La diversità è vita nuova, aspettativa per il futuro. Va coltivata e legata empaticamente al bene comune, all’amore.
Quanti degli individui ammantati di chiacchiere sapranno pronunciare, sinceramente, questa parola?: “amore”.
L’antitesi di ogni conflitto sociale e della guerra.