La Voce e la Vita della Chiesa: ”In attesa della XXXI Giornata Mondiale del Malato“

La Voce e la Vita della Chiesa: ”In attesa della XXXI Giornata Mondiale del Malato“

Diac. Francesco Giglio

Anche quest’anno l’undici febbraio si celebrerà la “Giornata Mondiale del Malato”. Papa Francesco continua a ricordarci che : “I malati sono un tesoro prezioso per la Chiesa”. Questi sono così importanti che per loro è nata, il 30 marzo 1989, la “Pastorale della Salute”. Questo ufficio è presente in ogni diocesi d’Italia. Il suo compito è quello di sensibilizzare le singole comunità parrocchiali a creare una rete di assistenza e vicinanza, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito. La Chiesa, nel corso dei secoli, ha fortemente avvertito il servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione (cfr. Dolentium hominum, 1 del 1985 e Christifideles laici, nn. 53 ‐54 del 1988). Il comando di Gesù: “Quando entrerete in una città e vi accoglieranno (…) curate i malati che vi si trovano, e dite loro E’ vicino a voi il Regno di Dio” (cfr . Lc 10,8 ‐9); “Ero malato e mi avete visitato” (cfr. Mt 25,36), è accolto dalla comunità dei suoi discepoli e si costituisce pienamente proprio prendendosi cura degli ammalati. Gesù invia gli Apostoli dicendo loro : “Andate, insegnate e guarite ” (cfr. Lc 9,2; Mt 10,8; Mc 6,7). Questo invio-invito per essere totalmente compreso bisogna confrontarlo, con l’opera intrapresa da Cristo stesso, durante il suo ministero pubblico. Lui per primo ha dato l’esempio: andando, insegnando e guarendo. Il nucleo costitutivo del programma di evangelizzazione fissato da Gesù, la sua essenzialità primaria è: “ la cura dei malati e l’annuncio del regno ”. Come Cristo è stato inviato dal Padre: “ a dare la buona novella ai poveri, guarire quelli che hanno il cuore contrito (cfr. Lc 4,18), a cercare e salvare ciò che era perduto “ (cfr. Lc 19,10), così la Chiesa ha circondato di affettuosa cura quanti erano afflitti dalla umana debolezza. Anzi “ ha sempre riconosciuto nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente, si è sempre premurata di sollevarne l’indigenza, e in loro ha inteso sempre servire a Cristo ” (cfr. LG, 8 del 1964). Credo che tutti conoscano quel vecchio proverbio che recita: “quando c’è la salute c’è tutto”. Molte volte, purtroppo, questo detto lo si capisce solo quando il dolore e la malattia bussano alla nostra porta. In molti casi lo si comprende anche quando si è accanto ad un malato. Ricordiamo allora quanti si dedicano come “buoni samaritani” ad alleviare le sofferenze dei fratelli e delle sorelle infermi. Il pensiero va agli operatori sanitari, ai volontari che operano nelle strutture sanitarie, a coloro che accompagnano i malati nei pellegrinaggi a Lourdes e nei vari Santuari mariani  per implorare dalla Vergine Maria il dono della salute. Sono convinto che in  molti di quelli che stanno leggendo questo scritto, nella la loro mente affiora il ricordo delle belle esperienze vissute accanto o al capezzale di un infermo. Nel momento della malattia o della vecchiaia scopriamo quanto è importante avere vicino qualcuno che stringendoci la mano e infondendoci coraggio, ci fa capire che ci vuole bene. Spesso la sofferenza cambia il nostro modo di vedere la vita, in modo particolare quando ci priva della relazione con gli altri. È in  questi momenti, che troviamo sostegno nella “Fede” che ci aiuta a non chiuderci in noi stessi, ma a guardare avanti con speranza. A molti che svolgono il compito di “portatore di speranza” sarà sicuramente capitato, vedendosi guardati, negli occhi, di raccogliere l’accorato appello di chi non avendo più la gioia in volto gli ha detto: “ Perché proprio a me e proprio adesso che pensavo di vivere serenamente la mia gioventù,  la gioia di una famiglia, il  ruolo di marito, moglie, nonno, nonna e invece… sto sperimentando il dolore, la sofferenza e la solitudine”.  Alla fine di questo sfogo finisce poi col dire: “pregate per me!”. A quanti sono stati  sensibili, o mostrano sensibilità  per il mondo della sofferenza, è chiesto di conservare nel proprio cuore il ricordo dei bellissimi momenti vissuti insieme agli ammalati. Questo impegno di servizio deve essere vissuto come “esperienza di Chiesa” e svolto con il solo fine di servire Cristo nella persona del malato. L’amore e la vicinanza a quanti necessitano di aiuto, cure e assistenza permetterà, non solo di meglio comprendere il valore del dolore e della malattia, ma accrescerà  la capacità di divenire portatori  di speranza, gioia e serenità. Voglia “ Gesù, il medico celeste aiutare tutti coloro che si prodigano in questo servizio ad essere nel nascondimento “umili operai nella vigna del Signore”.