La Voce e la Vita della Chiesa: “Lo stile del cristiano”

Diac. Francesco Giglio

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro» (cfr.Lc 11,37-41).

A ben pensare, anche noi oggi siamo ostaggi della logica dell’apparire più che dell’essere. E’ molto facile arredare con gusto una casa, ma è molto più difficile  rivestire d’amore la nostra vita quotidiana. E’ più facile sedersi attorno ad una tavola imbandita, ma diviene più difficile realizzare e coltivare legami di amicizia e di fraternità. E’ assai più facile, a parole, esortare ed invitare  a fare il bene, mentre risulta molto più difficile fare il bene. Siamo soliti rivolgersi a Dio con belle preghiere, ma è molto più difficile permettere a Dio di entrare nella nostra vita. Sicuramente ognuno di noi potrebbe continuare  o allungare questa lista. I bei gesti esteriori ci fanno fare bella figura di fronte agli altri, ma se non c’è coerenza, se non rispecchiano ciò che realmente siamo ci faranno somigliare ai Farisei. E’ fondamentale fare molta attenzione a queste cose perché Gesù condanna l’ostentazione e la ricerca degli onori e dei primi posti. Egli richiede l’esigenza di un cambiamento radicale sottolineando che la purezza nasce dal di dentro. Per Gesù sono più importanti i sentimenti che prevengono dal cuore e cioè : l’amore, il perdono, la pace, l’amicizia, la fedeltà.  Quindi ricordiamoci che ogni nostro gesto esteriore deve essere accompagnato dall’umiltà e dall’amore. Immaginiamo di potere avere la possibilità di invitare Gesù a pranzo nella nostra casa, con le nostre famiglie sicuramente ci porremmo le seguenti domande: Cosa penso ci direbbe? Che cosa noi diremmo a Lui? Sarebbe molto bello che ciò avvenisse ed allora pensiamo ed immaginiamo questa scena come presentata nella Sacra Scrittura: «Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me » (cfr. Ap 3,20). Questo è anche un invito personale a “fermarci” con Gesù in un momento di intimità, come si fa con un amico, nel silenzio della sera, seduti alla stessa mensa; il momento più propizio per un dialogo che richiede ascolto e apertura. Far tacere i rumori è la condizione per riconoscere ed ascoltare la Sua voce, il Suo Spirito, l’unico capace di sbloccare le nostre paure e farci aprire la porta del cuore.