La Voce e la Vita della Chiesa: “La chiamata e la missione “

Diacono Francesco Giglio

Gesù passa per Cafarnao e chiama a sé Matteo, che diventerà suo apostolo. Egli vide un uomo chiamato Matteo (che significa : Dio dona o dono di Dio) seduto al banco delle imposte e gli disse :”Seguimi”. È incredibile! Matteo non ha nemmeno un attimo di dubbio. Si alza, lascia subito tutto e lo segue. Matteo “si affida” totalmente ed è disposto a condividere il progetto di vita che Gesù aveva su di lui, rinunciando al proprio. Ciascuno di noi è stato creato con uno specifico compito. Tutti esistiamo per raccontare una storia, quella della nostra vita. II segreto è cominciare a vivere per come siamo stati pensati da Dio perché come diceva Sant’Agostino: “ l’uomo è creato per iniziare qualcosa di nuovo”. Tutto questo per dire che tutti ricevono una chiamata, tutti nascono con un compito, con una missione: quella di farsi carico della propria vita. Ciascuno lo fa con le proprie qualità e i propri difetti. Gesù ha un carattere deciso, determinato. Sa cosa fa: passa, vede un “pubblicano” esattore delle tasse al servizio dei romani e lo chiama. Questi appartiene alla categoria di uomini considerati sfruttatori e strozzini, odiati dal popolo ed esclusi dalla comunità religiosa di Israele, ma  Gesù lo sceglie e lo invita a far parte del gruppo dei suoi discepoli. Gesù prima lo intravede, poi  avvicinatosi  incrocia gli occhi e lo sguardo di quell’uomo e  dice: ”Seguimi”.   Matteo si sente conquistato, scelto, libero dalla schiavitù del peccato e decide di  seguire il Signore per sempre, come testimoniato dal Vangelo da lui scritto. Il Signore chiama anche noi per nome, ci insegna che non dovremmo mai  giudicare e ci fa comprendere che solo Lui, con gesti di misericordia, può redimere ogni uomo e ogni donna, ridonando loro la dignità e  la gioia di essere “figli amati” da quel Padre che Egli è venuto a farci conoscere meglio. Solo Dio Padre mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Lui e gli uomini, è capace di farci passare “dalla disperazione del peccato alla gioia della speranza e della salvezza”. Quando Gesù chiama qualcuno alla sua sequela lo fa per rendere sempre più viva ed operante la comunità dei credenti. L’unità dei suoi discepoli si realizza soprattutto quando insieme e fraternamente si annuncia l’unico “Regno di Dio” e, in unità di cuore e di mente, si lavora mettendosi al servizio dei fratelli e delle sorelle. L’insegnamento e le indicazioni date da Gesù servono a renderci veramente liberi. Egli vuole che il cammino dei suoi discepoli sia alleggerito da inutili pesi e si completi nella piena fiducia in Dio. Il nostro Maestro con le parole, le opere e la sua vita ci ha fatto comprendere che la “povertà”  è necessaria per avere il cuore libero di amare Dio e i fratelli. Egli non ci chiama a vivere in funzione del successo, della notorietà e degli applausi del mondo. Al contrario ci ha chiamati ad essere suoi discepoli fedeli. Ci ha inviati  ad annunciare la “Buona Novella” a tutto il mondo, ad entrare in tutte le case ed essere accanto a chi soffre nel corpo e nello spirito, ma anche a scuotere dai nostri piedi la polvere dei luoghi in cui non siamo bene accetti. Questo gesto infatti serve a non permettere che la polvere del rifiuto e  del fallimento ci distolga dalla missione di annunciare e testimoniare il Vangelo e a mantenere salda la nostra fiducia nella “Parola che salva”.  Abbiamo il dovere di impegnarci a confermare la nostra scelta di seguire il Signore e ad accogliere il suo invito, quando ci dice: ” Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. […] Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita ” (cfr. Mt 11,28-30).  È Gesù a invitarci così calorosamente e  in noi quindi deve essere sempre presente la certezza che “Dio chiama tutti e non abbandona mai nessuno”.