Hegel e le donne (1)

Hegel e le donne (1)

 Aurelio Di Matteo

In continuità con lo sguardo dato al rapporto tra Kant e la donna, non potevo non ricordare l’atteggiamento avuto, sia teoretico sia pratico, da altri pensatori nei confronti dell’universo femminile. Ed ecco quel “macigno” della filosofia arduo a digerire e, almeno per me, impossibile nella sua interezza, a cui, piaccia o non piaccia, approda il pensiero precedente e da cui si diparte quello successivo.

Dico subito che la concezione della donna per Hegel rispecchia con adeguatezza la sua costruzione teoretica. Si potrebbe anche dire che il procedere e il definirsi della sua architettura filosofica possono essere letti con riferimento a quanto della donna ha pensato e agito, a cominciare dai suoi diciotto anni. Un innamoramento “virtuale”, ma passionale e intenso, per una femminilità libertaria, eticamente e socialmente, per un’eroina della Tragedia greca che con la forza della sua passionale convinzione, unendo delicatezza e fierezza di sentimenti, invocando le leggi non scritte della “divinità della persona”, conduce la sua lotta per la giustizia contro la tracotanza delle ragioni delle leggi scritte dello Stato, impersonato dalla tirannica arroganza di Creonte. Una lotta personificata in Antigone “donna” e non in Antigone “ruolo e funzione”! Un innamoramento progressivamente tradito e annegato, seppur con giustificazione ontologica, nella trita, banale e conformistica visione religiosa e borghese della Famiglia come “dovere”, accidentale e insignificante comparsa del momento etico della storia dell’Assoluto.

Per chi abbia dato uno sguardo alla Vita di Hegel scritta da Rosenkranz, si sarà senz’altro soffermato su due particolari ai quali in genere non viene dato rilievo nelle notizie biografiche, che sono di premessa o di occasionali riferimenti nelle pubblicazioni sul pensiero di Hegel. E si comprende anche!

La sua elaborazione filosofica è di una dimensione, di una onnicomprensività e di una profondità sistematica tali che certe notizie o eventi della sua vita, seppur culturale, necessariamente non possono trovare spazio e collocazione in chi ne espone il pensiero in qualche relativa pubblicazione. È sempre la mia giovanile cupiditas che ora riporta alla memoria e al risveglio del pensiero proposizioni, elaborazioni e fatti della vita concreta, apparentemente marginali al suo sistema filosofico. Proprio da quella Vita apprendiamo che fu a sette anni giovane e brillantissimo allievo del Realgymnasium di Stoccarda fino al 1788, quando si iscrisse nell’Università di Tubinga. Era un liceale attratto dal mondo classico greco, al quale dedicò diligenti e speciali approfondimenti. Si interessò in modo particolare della Trilogia tebana di Sofocle. Il risultato fu la traduzione in tedesco dell’Antigone. Perché proprio Antigone?

La sua visione della donna attraversa il progressivo snodarsi e definirsi dell’intero suo Sistema filosofico che, per dirla con Franco Voltaggio, rappresenta il tradimento del suo amore per Antigone. Di fatto si può senz’altro affermare che la sensibilità giovanile, che alimentava l’ardore per la libertà e i diritti dell’individuo-persona, quali diritti divini, si tramuterà nella valorizzazione e statuizione dei diritti positivi e dello Stato, di fronte ai quali devono tacere quelli divini. Ed Hegel, innamorato di Antigone finirà per schierarsi con Creonte. Il suo amore per la libertaria Antigone si scioglierà nella concezione di un diritto che esalta l’Eticità e lo Stato. Insomma la costrizione della libertà!

E andiamo alla parallela fattualità del suo rapporto quotidiano con le donne.

Dalla biografia si ha notizia di un Hegel che, sia in gioventù sia in età matura, non ha disdegnato molte relazioni amorose. Non soltanto intratteneva rapporti amorosi con numerose ragazze, ma visse anche un legame molto intimo e passionale con una signora, Charlotte, coniugata e con figli. Era la padrona di casa dove trovò alloggio come precettore proprio di un figlio durante la sua permanenza di alcuni anni nella città di Iena. Nel 1807 da questa signora ebbe un figlio, Ludwig, al quale fu attribuito il cognome della madre e affidato ad un patronato. Anche se il giovanetto dal 1817 visse nella casa del padre e frequentò il ginnasio, non fu da questi mai amato, piuttosto tollerato in quanto figlio naturale. Forse per questo motivo si arruolò nell’esercito e trovò la morte nel 1831 a Giakarta. Tutte notizie che ricaviamo dall’attendibile biografia scritta da Rosenkranz.

Le numerose relazioni amorose non si sono concretizzate in un rapporto stabile e duraturo nell’ufficialità del matrimonio. Soltanto in età avanzata si legò in un’unione coniugale (anni 41) con una giovanissima ragazza, che ne aveva soltanto venti, appartenente ad un’antica famiglia.

Tutto questo ci dà la misura dell’uomo Hegel e la cifra della sua concezione del rapporto uomo-donna. Una concezione che si inserisce completamente nel comune sentire dell’epoca, che operava, quale diffuso convincimento della società a lui contemporanea, una netta distinzione tra due atteggiamenti e comportamenti dell’uomo nel rapporto con la donna. Da una parte l’appagamento dei sensi, il puro rapporto sessuale; insomma la donna vista come strumento per il soddisfacimento delle pulsioni fisiche; di contro la donna-moglie, il rapporto coniugale quale istituto familiare finalizzato alla continuità sociale attraverso un legame molto convenzionale, in cui l’amore nella sua non umana sublimazione filosofica e religiosa, diventa più che rapporto tra due persone, un momento dell’astratto e doveroso cammino della dialettica che anima la storia dello Spirito. Insomma uno strumento della necessaria volontà dialettica alla quale l’uomo si sottomette. Ma di questo nel successivo intervento. (continua)