San Paolo e gli Angeli della parusia

San Paolo e gli Angeli della parusia

don Marcello Stanzione

Mosè è l’intermediario tra Dio e il popolo d’Israele, o se vogliamo fra gli angeli e il popolo; Dio agisce per mezzo degli angeli. È questo che l’apostolo san Paolo considera imperfetto e in uno stato provvisorio. Da ciò risulta che gli angeli, nella realizzazione del Vangelo, non partecipano allo stesso modo come fecero nella legislazione, ossia che nella Nuova Alleanza non hanno la stessa funzione che ebbero nell’Antica Alleanza, adesso Dio agisce direttamente, ciò non significa che in questo momento gli angeli non partecipano più; essi però adesso partecipano in modo diverso. Ciò non contraddice 1 Corinti 11, 10. La differenza dell’attività degli angeli, la possiamo verificare chiaramente con l’aiuto di due citazioni della lettera ai Tessalonicesi, dove si relazionano gli angeli con la Parusía di Cristo.

2 Tessalonicesi 1,7: “E a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza”.

Così, come gli angeli furono presenti durante la consegna della legge sul monte Sinai, così essi attornieranno anche Cristo nella sua gloriosa venuta. I Vangeli confermano questo concetto (Matteo 16, 27; 24, 31, 25, 31; Marco 13, 27; Luca 9, 26). Il che permette di distinguere precisamente la Divina Maestà di Cristo.

Paolo chiama gli angeli “angeli del suo potere” perché trasmettono a questo mondo gli ordini dell’autorità del Giudice del mondo. Come in Galati 4, 14, anche qui traspare un po’ il significato originale della parola in greco ” άγγέουζ” = messaggero. Per comprendere la frase, la possiamo comparare con Matteo 24, 31 e Marco 13, 27. Lì si dice che il Figlio dell’uomo arriverà “con tutto il suo potere e la sua gloria” e in seguito si dice che invierà i suoi angeli per raccogliere i suoi eletti ai quattro venti. Secondo Matteo e Marco, Cristo concederà gli effetti del suo potere per mezzo degli angeli. Lo stesso certamente, vuole esprimere san Paolo con le parole “angeli del suo potere”. Allo stesso modo come avvenne con le vicende del Monte Sinai, così avverrà anche durante la Parusía, gli angeli non resteranno solamente come spettatori in modo passivo, bensì entreranno in azione. Ciò prevede espressamente a riguardo di un singolare angelo, nella lettera ai Tessalonicesi.

1 Tessalonicesi 4, 16: “Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo”.

Tra gli spiriti celesti, che appaiono insieme Cristo, si incontra un Arcangelo. È la prima volta che Paolo ci dice che esistono spiriti superiori e inferiori fra gli angeli. Già nell’Antico Testamento incontriamo angeli superiori, (Tobia 12, 15; Daniele 10, 13; 12, 1) come anche nel Nuovo Testamento (Luca 1, 19; Apocalisse 4, 6; 8, 2.6 ecc.).

È sorta la domanda: A quale angelo si riferisce San Paolo? Anche se non possiamo rispondere a questa domanda, non possiamo neanche considerare tale domanda come senza senso.

Molti pensano che poteva essere l’arcangelo Michele. Di fatto nel libro di Daniele, Michele si distingue come uno dei primi principi (10, 13) o il “grande principe” (12, 1). È il protettore d’Israele. E nel verso 12, 1 si dice di lui che “in quel tempo si innalzerà”. Come si deduce dai vv 1-3, il tempo per questo sarà il tempo della fine del mondo (salvezza del popolo d’Israele, la risurrezione della carne, e la vita eterna nella gloria e nella dannazione eterna). Secondo il libro di Daniele, Michele apparirà alla fine dei giorni, e come “angelo del popolo” acquisterà somma importanza durante il giudizio finale, perché lotterà a favore del suo popolo negli ultimi tempi. Per questa ragione, è probabile che Paolo si stia riferendo a lui. Michele farà udire la sua voce.

Ci si domandò anche sul senso del perché, oltre alla parola d’ordine di Cristo, è necessaria anche la “voce dell’arcangelo”. E non si dice a chi si rivolge questa voce; certamente non agli angeli. Quelli che Michele chiamerà per accompagnare il Signore, sono gli umani, ai quali egli sta annunciando la venuta del Signore.

Il suono della tromba, che allora si ascolterà, e che si deduce essere ad azione degli angeli, non necessariamente dovrà avvenire per azione di Michele, bensì anche per effetto di tutti gli angeli che arriveranno con Cristo, come ricorda Matteo 24, 31: “Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli”. Il segnale si rivolge, in primo luogo, ai morti che dovranno alzarsi dai loro sepolcri (cfr. 1 Corinti 15,52).

Delle lettere ai Tessalonicesi, alcuni citano anche I 3,13 come argomento della presenza degli angeli durante la Parusía: “Per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.

Interpretano le parole “con tutti i suoi santi” come riferendosi ai santi angeli. È certo che nell’Antico Testamento i santi si relazionano con gli angeli, mentre nel Nuovo Testamento tale interpretazione è molto discutibile. Paolo in nessun punto sostituisce la parola “angelo” con “santo”, a meno che egli si riferisca con questa parola agli esseri umani. Per questo, dobbiamo guardare nella 1 Tessalonicesi 3, 13 agli esseri umani, e così anche tutto il contesto si indirizza verso questa interpretazione.

L’apostolo desidera per i Tessalonicesi che i loro cuori siano “irreprensibili” e “santi” nel momento del ritorno di Nostro Signore con tutti i santi, poiché solo i santi saranno uniti a Cristo nella sua Parusía. La parola “santi” si riferisce alla “santità” precedente. Al contrario, “tutti” si riferisce alla successiva. Nel capitolo 4, San Paolo vuole dimostrare che anche i morti sperimentano il giorno della Parusía (vv 13ss); tutti i fedeli, siano essi vivi o morti, si riuniranno attorno a Cristo.

C’è una certa difficoltà nell’immaginarsi come i fedeli possano accompagnare Cristo che va scendendo dalle alture. Quelli che sono vivi si incontrano tuttavia sulla terra, mentre i morti che si incontrano in cielo (cfr. Apocalisse 7, 9), ritorneranno sulla terra prima della venuta di Cristo. Perché, secondo 4, 16, la risurrezione dei morti precede la Parusía di Cristo. Tuttavia possiamo risolvere questa difficoltà del 4, 17, dove si dice che i vivi, i superstiti, saranno rapiti insieme tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saranno sempre con il Signore, e insieme a lui scenderanno sulla terra. Così il Dio-Uomo arriverà di fatto in compagnia di tutti i fedeli scendendo sulla terra. Paolo certamente pensa nel v 3,13 all’arrivo sulla terra, però non al suo arrivo dal cielo.

Due citazioni delle lettere ai Tessalonicesi testimoniano la partecipazione degli angeli alla Parusía (II 1, 7 e I, 4, 16). Queste sono sufficienti per vedere come si può risolvere l’antagonismo fra Galati 3, 19 e I Corinti 11, 10. Nell’Antica Alleanza gli angeli apparivano come autorizzati da Dio Padre. Questo adesso è cessato. Nella Nuova Alleanza gli angeli agiscono in sottomissione a Dio Figlio, il vero mediatore fra Dio e gli uomini. Adesso il Figlio, si trova nel posto che nell’Antica Alleanza occuparono gli angeli. Tuttavia anche per lo stato attuale degli angeli, Paolo ha un grande rispetto.