La “vanità”        

La “vanità”        

Maria Amendola 

Anticamente considerata  una “futilità”, la vanità secondo l’attuale uso linguistico è l’esternazione di una eccessiva sicurezza personale. La “vanità” dal latino “vanitas, -atis” ovvero “vano”, significa “vuoto”.  Per i filosofi si traduce in “superbia” e “egoismo”. In molte religioni essa rappresenta il rifiuto di Dio per celebrare se stessi in una forma di “auto-idolatria”(alcuni esempi: Lucifero; Adamo ed Eva, Narciso). Per i precetti cristiani essa è vista come “superbia” ovvero uno dei 7 peccati capitali. Un episodio storico legato proprio al tema della “vanità” si è verificato il 7 febbraio 1497, un episodio passato alla storia con il nome di “Il falò delle vanità”. Firenze, dopo la cacciata dei Medici, fu influenzata dal frate domenicano Girolamo Savonarola (1452/1498). Egli era un predicatore dell’ordine domenicano, ed era un politico, profetizzò sciagure. Fu scomunicato nel 1497 da papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia, 1431/1503). Durante la festa del martedì grasso del 7 febbraio 1497 molti fiorentini seguirono il Savonarola in processione fino alla Piazza della Signoria. I seguaci del domenicano sequestravano e bruciarono gli oggetti considerati peccaminosi o che potessero indurre alla vanità: specchi, abiti, cosmetici e libri “immorali” oltre a dei quadri di Sandro Botticelli, portati al rogo da egli stesso. Un mercante veneziano offrì 20miladucati ma la sua offerta fu respinta. Il dissenso verso Savonarola crebbe fino alla sua scomunica e condanna a morte per impiccagione su di una forca a forma di croce e poi arso sul rogo il 23 maggio 1498 nella stessa Piazza della Signoria, in modo da distruggere il corpo del domenicano e dei suoi seguaci, e per evitare che i corpi cadessero durante il rogo essi venivano retti da delle catene.  Lo incenerirono per  evitare che le spoglie di quest’ultimo fossero venerate.  Nel 1559 le sue opere vennero inserite nell’indice dei libri proibiti, poi secoli dopo furono riabilitati. Il 30 maggio del 1997 fu avviata la causa per la beatificazione poiché considerato dalla Chiesa cattolica come “”servo di Dio”. In piazza della signoria una lapide marmorea è stata posta a memoria del rogo del frate e dei suoi confratelli.