In libreria “Festeggiando il Natale”: testo di don Ferro e don Stanzione

In libreria “Festeggiando il Natale”: testo di don Ferro e don Stanzione

Elia Lucchini

Don Francesco Ferro, uno dei massimi esperti italiani di “campanologia” e don Marcello Stanzione, autore di fama internazionale riguardo all’angelologia,  sono i due sacerdoti autori del bel libro “Festeggiando il Natale. Dalle allegorie del presepe alle campane della notte santa” edito dall’editrice Segno e con la presentazione di padre Oblato di Maria Immacolata Giuseppe Cellucci e con una preziosa intervista al famoso compositore e musicista Andrea Montepaone. Riguardo alla festa del Natale del Signore Gesù Cristo, i Padri della Chiesa, poggiando sui dati tradizionali biblici, stanno per “mettere in scena” (è il termine che conviene qui) un’epopea angelica centrata sull’evento dell’incarnazione. Ireneo, nel suo Adversus haereses, si pone in contrasto alla concezione gnostica a lui contemporanea, secondo la quale gli angeli erano emanazioni del principio del bene e demiurghi che avevano creato il mondo degli uomini. Il vescovo di Lione sottolinea che gli angeli sono creature spirituali dell’unico Creatore di tutte le cose: “Dio ha creato e prodotto tutte le cose senza aver bisogno di nulla, attraverso il Verbo; per questa creazione non aveva infatti bisogno dell’aiuto degli angeli, né di una qualche potenza inferiore a sé e ignorante del Padre, né di una qualche caduta o ignoranza, per creare colui che l’avrebbe poi conosciuto. […] fece tutte le cose proprio come le ha volute, donando a tutto una certa armonia e un ordine adatto al principio della creazione, prestando alle cose spirituali una forma spirituale e invisibile, a quelle ultracelesti una natura celeste, agli angeli una natura angelica…” (Adv. Haer. II,2,4). Origene può essere ricordato per la sua distinzione di tutte le creature razionali in tre categorie (angeli, demoni, uomini), a seconda dei loro meriti o colpe, non in base alla natura. Ogni creatura può percorrere in ascesa o in discesa le categorie, in seguito alla propria scelta morale possibile grazie al libero arbitrio: “ogni natura razionale può passare da un ordine all’altro, e giungere, uno per uno, da tutto a tutti, poiché ciascuno in forza del libero arbitrio progredisce e regredisce variamente in relazione ai propri movimenti e impulsi” (De princ. I,6,2). Gli angeli sono così uomini che hanno raggiunto un certo grado di perfezione per il quale il loro corpo è di ordine celeste, tuttavia non di solo spirito, poiché la spiritualità è propria solo di Dio. Gli angeli così svolgono la funzione di aiutare gli uomini a ritrovare la loro condizione originaria di beatitudine. Nel De civitate Dei, Agostino ribadisce che gli angeli sono creature di Dio, e si occupa di definire il momento in cui sono state create, che individua nell’istante in cui Dio crea la luce: “e illuminati dalla luce attraverso cui sono stati creati, sono diventati luce e sono stati chiamati «giorno» per la partecipazione della luce immutabile e di quel giorno che è il Verbo di Dio, per mezzo del quale essi e tutte le cose sono stati creati” (De civ. Dei, XI,9).

Essi perciò, sottolinea Agostino, conoscono la creazione nel Verbo, così come le cose sono create nella loro perfezione, e conoscono le creature per come sono in se stesse, riferendo ogni creatura alla gloria e all’amore di Dio. Gli angeli buoni, che fanno parte, insieme agli uomini, della città di Dio, li aiutano nel loro cammino verso la beatitudine originaria. La loro funzione perciò è soteriologica, ma anche dossologica, perché la loro mansione è soprattutto quella di lodare Dio.

A Natale Dio s’incarna per la salvezza dell’umanità, ma anche per venire in aiuto agli angeli preposti all’amministrazione terrena dalla quale sono disimpegnati e di cui non sanno più cosa fare per sbarrare le forze del male. Origene, Gregorio di Nissa e Giovanni Crisostomo stanno per sviluppare questo tema pessimistico d’un mondo sull’orlo dell’implosione, al momento dell’incarnazione. E se Dio s’incarna, è per venire pure in aiuto dei suoi angeli che sono ridotti all’impotenza (Eusebio di Cesarea, Dem Ev. IV, 10; PG. 22, col. 278d. Origene, Hom. in Lc 12. Giovanni Crisostomo, Hom. in Ep 1, PG. LXII, col. 16). Anche gli angeli della terra accolgono con gioia la venuta del Salvatore. Ma gli angeli del cielo accompagnano anche il Dio che s’incarna e lo servono come il loro Signore. Essi formano presso Gesù un servizio d’assistenza celeste, come testimonia l’angelo che viene a confortare Gesù nella sua agonia nell’orto degli Olivi in Lc 22, 43. I testi evangelici testimoniano questo servizio dell’incarnazione e lungo tutta la vita di Gesù, gli angeli appaiono come i ministri ed i servitori di Cristo nel compimento della sua opera. Gregorio di Nazianzio chiama gli angeli degli “iniziati” (mustides) dell’incarnazione. Con Origene e Basilio di Cesarea, i Padri parleranno anche d’una annunciazione agli angeli, precedente l’annunciazione fatta a Maria (Origene, Hom. in Lc 12. Gregorio di Nissa, Hom. Asc., PG. XLVI, col. 693°). Così, anche dopo la venuta di Cristo, e contro il parere dei Padri più antichi, che affermavano la fine della mediazione degli angeli, questi stanno per ritrovare un ruolo di messaggeri delle rivelazioni divine, e Dionigi l’Areopagita si compiacerà nel sottolineare questo ruolo. Ma il contenuto del messaggio è cambiato: oramai gli angeli annunciano il mistero di Cristo. E se si vuol render conto più esattamente della tradizione cristiana, bisogna dire che il ruolo di mediazione degli angeli è finito e che essi diventano i ministri dell’unico mediatore che è Cristo. Oramai gli uomini hanno accesso a Dio, tramite Cristo, senza la mediazione degli angeli, ma questi sono ancora degli assistenti di Cristo e degli intercessori degli uomini presso Cristo. Una tale messa in scena può lasciarci sognanti. Nondimeno, questa drammaturgia immaginaria, oltre al fatto che mira a recuperare i dati tradizionali dell’angelologia, svela una verità profonda sull’incontro tra la trascendenza di Dio e la pochezza dell’uomo nell’evento unico dell’incarnazione. Che gli angeli si mettano al servizio dell’umanità di Cristo (da ciò i Padri dedurranno che la natura umana è stata soprelevata al di sopra della natura angelica), non dice prima di tutto la nobiltà dell’uomo, ma l’umiltà di Dio. Padre Cellucci nella presentazione di questo libro sul senso del Natale, scrive. “Quegli Angeli che si sono fatti vedere nella notte santa, e quell’ascolto del loro canto, del suono delle campane e della parola di Dio, ci condurranno, dal sentiero che si intraprende da queste pagine, a un itinerario tutto natalizio. Tra la storia e la riflessione, passando per credenze popolari legate al presepe, e la sua significativa simbolica, si arriva ai rintocchi armoniosi che nella Notte Santa riempiono ancora oggi le volte stellate del cielo, come a far rivivere il tepore di quella Notte e far risuonare in ogni nostro Natale il canto delle Armonie celesti”.

Il libro di don Ferro e don Stanzione è un’ottima strenna da regalare agli amici per festeggiare la nascita del Redentore.