Eboli: M5S, Carmine De Nardo su probabile chiusura Biblioteca comunale

La carenza di personale in grado di gestire la biblioteca comunale S. Augelluzzi che sorge nel cuore del centro antico della città mette a serio rischio i servizi destinati ai cittadini che nella cultura credono e sono pronti ad investire. Non solo potrebbe pagare le spese di una disattenzione ingiustificabile i servizi della biblioteca, ma anche quelli destinati alla pubblica istruzione. La biblioteca di Eboli è inserita nel complesso monumentale di San Francesco in cui, per altro, si trova il Museo Archeologico Nazionale. Si tratta di un complesso che rappresenta il pilastro di intere generazioni di studenti, di lettori e di cittadini che potrebbero veder crollare una pietra miliare della storia della città.

«Sappiamo che il commissario straordinario Antonio De Iesu e la dirigente Caterina Iorio stanno valutando ogni strada possibile affinché il peggio venga scongiurato – spiega Carmine De Nardo che, oltre ad essere un attivista è anche docente di lettere presso l’Istituto di Istruzione Superiore Perito/Levi- e per questo tutta la città deve essere loro grata, ma è necessario che questo pericolo sia avvertito dai cittadini come il sintomo serio ed inequivocabile di una città in rotta di collisione con la decadenza umana, prima di ogni altra cosa. La biblioteca cittadina ha il potenziale per poter rappresentare il cuore pulsante della città che ha voglia di investire in cultura in educazione e quindi nel futuro. Non è illusione, ma una realtà che abbiamo già conosciuto. Questo pericolo esprime in sé anche la chiara ed amara certezza che la politica deve prevenire con una programmazione seria la crescita della propria città anziché dover mettere toppe e fronteggiare continuamente i problemi all’ultimo minuto. A tal proposito, mi piace citare il libro di A. Prosperi: “Un tempo senza storia”, edito da Einaudi in cui parla della preoccupante eclissi del passato nella nostra attuale società. Abbiamo bisogno della nostra biblioteca. Abbiamo bisogno di entrare nella sala antica e poter sentire ancora il profumo della storia che si dipana dalla carta di quei libri che ci tengono ancorati al passato, proiettandoci verso il futuro».