La Voce e la Vita della Chiesa: “Solennità del Corpus Domini”

 Diac.  Francesco  Giglio

Pensiero del giorno: “Signore, liberami dall’egoismo, perché ti possa servire, perché ti possa amare, perché ti possa ascoltare, in ogni fratello che mi fai incontrare ”.

Riflessione del giorno:  “Il Signore è buono e grande nell’amore”.

La solennità del Corpus Domini (“Corpo del Signore”) è una festa di precetto. Chiude il ciclo delle feste del periodo dopo Pasqua e celebra “il mistero dell’Eucaristia istituita da Gesù nell’ Ultima Cena”. La ricorrenza nasce nell’anno 1246 ad opera della suora Beata Giuliana di Retìne, che per prima volle celebrare il mistero dell’Eucaristia in una festa slegata dal clima di mestizia e lutto della Settimana Santa. Dopo l’approvazione del suo vescovo la celebrazione dell’Eucaristia divenne una festa per tutto il compartimento di Liegi, dove si trovava il convento della suora.

Nel 1208 la beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un’estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra. Da una rivelazione personale Dio le fece capire che quella visione significava la Chiesa del suo tempo mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della Beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità. Nel 1262 salì al soglio pontificio l’arcidiacono di Liegi, Giacomo Pantaleone col nome di Urbano IV, amico e confidente della beata Giuliana. A Bolsena, nel Viterbese, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263. Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina. Venuto a conoscenza dell’accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l’11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla “Transiturus” che istituiva per tutta la cristianità la “Festa del Corpus Domini”.

Gesù stesso nella cena del Giovedì Santo disse agli Apostoli: “ Fate questo in memoria di me”. Nella vita di Gesù, mangiare non era solo una necessità vitale, ma un segno chiaro della presenza del Regno di Dio. La sua presenza nel pane e nel vino deve incoraggiarci a fare di questo Sacramento un segno di vita, che ci ricordi permanentemente che il Regno è come un banchetto in cui si condivide, si convive come fratelli, ci accogliamo a vicenda, ci nutriamo di Dio e accogliamo il Suo progetto. Il vero rischio è rinchiudere l’Eucarestia nel tempio e non portare Gesù, fatto di nuovo pane che si spezza e di vino che si offre per amore, nella vita, nella società, nelle strade delle nostre città, nel lavoro di ogni giorno.

Papa Francesco in occasione della solenne ricorrenza invita tutti  alla “memoria” perché “nella frenesia di tutti i giorni c’è il rischio che fatti e persone ci scivolino addosso” e ricorda che chi accoglie l’Eucarestia “non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo DNA spirituale, la costruzione dell’unità”. Preghiamo perché “L’Eucarestia ci guarisca dall’ingordigia e dall’ambizione di prevalere e che Questo Pane di unità ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti”.