Festa della Repubblica: inni d’Italia

Enrico De Santis

In occasione della Festa della Repubblica Italiana, per il suo 75° anniversario,  inni Nazionali in uso a partire dal 1861 anno dell’Unità d’Italia, fino ad arrivare ai nostri giorni.

L’inno è un componimento poetico che, fin dall’antichità, veniva utilizzato come espressione di lode alla divinità; in Grecia gli inni di encomio erano dedicati ai molteplici Dei, tra i più celebri gli inni ditirambici in onore di Dioniso, accompagnati dall’Aulos, un tipo di flauto, dal canto e dalle danze.

Durante l’epoca paleocristiana l’inno era diventato canto a tutti gli effetti, un canto però particolare perché rivolto a Dio.

Canto, lode e Dio, questi i tre elementi caratteristici senza i quali la composizione non può definirsi inno; poco importa che il testo sia o meno un poema, ciò che conta veramente è che si glorifichi Dio tramite questi tre elementi essenziali.

Dopo tali doverose premesse andiamo ora ad analizzare i nostri inni:

Marcia Reale d’Ordinanza

Composta come musica da parata militare nel 1831 o nel 1834, ben prima dell’unificazione nazionale avvenuta nel 1861 dal compositore Torinese Giuseppe Gabetti, fu eseguita sempre anche durante il fascismo dopo Giovinezza.

Fu Inno d’Italia fino al 1946, anno della proclamazione della Repubblica quando fu sostituito dall’Inno di Mameli.

Alcuni Autori hanno aggiunto dei testi a questo componimento altrimenti nato strumentale. Nessuno fu mai reso ufficiale. Uno di essi è quello di Napoleone Giotti, tradotto poi in francese da Louis Aerts.

Nel testo si nomina il Re Vittorio Emanuele II che vittoriosamente cavalca il suo “baldo destriero” al suono della marcia dei “gagliardi” e patriottici eroi.

Il Maestro Tancredi Celestre, che già si è cimentato nella composizione di un inno per un Istituzione di Manila, ci aiuterà a comprendere le strutture formali e storiche che sono alla base della creazione di questo particolare linguaggio musicale.

“La forma musicale della marcia è divenuta celebre durante l’800 come sinonimo di Inno nazionale.

Nasce nell’antichità per accompagnare i soldati nel loro cammino e regolare e sincronizzare così i loro passi, solitamente in 4/4 oppure in 2/4, in due o in quattro tempi, la marcia è quindi la forma musicale più adatta a rappresentare il fiero patriottismo di una Nazione.

Nel ‘600 assume lo schema formale del minuetto che è proprio lo schema che possiamo notare nella Marcia di Gabetti, con l’aggiunta di otto battute introduttive, dopo le prime otto battute introduttive compare il primo tema in Si bemolle maggiore, la marcia vera e propria, poi il Trio , un momento centrale di maggiore distensione in La bemolle maggiore per poi riprendere il tema iniziale.”

Inno di Mameli

Il canto degli Italiani fu scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro ed eseguito per la prima volta tra il novembre e il dicembre del 1847, anch’esso ben prima dell’unificazione del Paese ma scartato per il suo carattere d’ispirazione giacobina e repubblicana , vicino agli ideali della rivoluzione francese.

Scelto come inno provvisorio della neo Repubblica Italiana e solo nel 2017 riconosciuto “de jure” inno d’Italia.

Anche nell’inno scritto da Mameli sono presenti alcune caratteristiche fondamentali degli inni dedicati a Dio e alla Patria?

Canto, lode e Dio, i tre elementi essenziali durante il medioevo. Dall’800 il termine incorpora altri significati, non solo quelli a carattere sacro ma anche di carattere profano e patriottico.

Si tratta di una composizione a carattere lirico solenne a tema non più solamente sacro come avvenne fin dall’epoca paleocristiana.

La terza strofa dell’inno di Mameli è molto interessante a tal proposito per due ragioni, rivela gli ideali giacobini e repubblicani della rivoluzione francese, e presenta un chiaro riferimento al ruolo di Dio e al suo desiderio unitario della Nazione e dei Popoli: “Uniamoci, amiamoci, l’unione e l’amore rivelano ai Popoli le vie del Signore ; giuriamo far libero il suolo natio: uniti per Dio, chi vincer ci può?”.

Vi sono anche altri componimenti innodici utilizzati durante ricorrenze particolari come ad esempio l’esposizione universale di Londra del 1862 o celebrativi, tra cui ricordiamo l’Inno delle Nazioni di Verdi e l’Inno a Roma di Puccini del 1919, solo per citare due dei più grandi autori italiani che composero inni.