San Giuseppe di fronte a Dio che sorprende

prof. Antonio  Adinolfi

Nel Natale del 1944 il filosofo Jean-Paul Sartre,

detenuto nel campo di Treviri, scrisse per i compagni di prigionia il testo « Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti». In esso parla ad un certo punto di S.Giuseppe, lui, certamente un non credente, in una maniera che colpisce ancora. « Non so cosa dire di Giuseppe e Giuseppe non sa cosa dire di se stesso. Adora ed è felice di adorare e si sente un po’ in esilio. Credo che soffra senza confessarselo. Soffre perché vede quanto la donna che ama assomigli a Dio, quanto già sia vicina a Dio. Poiché Dio è scoppiato come una bomba nell’intimità di questa famiglia. Giuseppe e Maria sono separati per sempre da questo incendio di luce. E tutta la vita di Giuseppe, immagino, sarà per imparare ad accettare. Miei buoni signori, questa è la Sacra Famiglia ».  Non c’è un dipinto che ci mostri meglio di quello del 1854 di Alexander Ivanov alla Galleria Tret’jakov di Mosca la << separazione >> che avviene tra Maria e Giuseppe con l’Incarnazione ( figura 1). Maria diventa Madre di Dio, un salto di qualità enorme rispetto a Giuseppe. Ma Giuseppe non è escluso dal partecipare eminentemente a questo salto. Sarà lo Sposo e il Custode della Madre di Dio. Nella tela di Ivanov Maria è distesa sul suo lettino mentre pensa a ciò che le è successo. Dal suo ventre dove abita Dio si sprigiona una luce che illumina tutta la sua stanza ( e la parte superiore della tela ). Invece Giuseppe in primo piano in basso a sinistra, sta per terra, sconvolto, dormicchiando mentre un grande Angelo in veste bianca, ritto alla sua sinistra, comincia a comunicargli ciò che deve fare. All’affermazione di Sartre << Dio è scoppiato come una bomba nell’intimità di Maria e Giuseppe >> sembra fare eco quella di papa Francesco più volte da lui ripetuta << Dio ci sorprende sempre >>.  Se questo è vero per ogni uomo e ogni donna, lo fu in maniera straordinaria per la Vergine Maria nell’Annunciazione e per san Giuseppe nel suo primo sogno. Anch’essi furono sorpresi. La sorpresa all’inizio non può che suscitare stupore, meraviglia ed anche tormento. Un dipinto dell’artista francese scomparso nel 2018, Arcabas, ci presenta il primo dei  quattro sogni dello sposo della Vergine di cui parlano i Vangeli, quello appunto in cui l’Angelo gli rivela che la gravidanza di Maria, di cui lui si era accorto e di cui lui non era responsabile, era dovuta alla mano di Dio e a nessun altro uomo ( figura 2). Tutti gli artisti che hanno trattato il tema ci è sembrato che ci presentino un Angelo confortatore di Giuseppe. L’Angelo comprende il suo dolore dovuto anche alla mancanza di spiegazione di Maria. Una delle più antiche opere che offre al nostro sguardo il primo sogno di Giuseppe è la scultura della fine del XII secolo su uno  dei venti capitelli del chiostro del  monastero di san Juan de la Peña a Santa Cruz de la Serós nei Pirenei aragonesi. L’Angelo ci viene presentato mentre, ammaestrando Giuseppe dormiente, gli pone dolcemente la mano sul corpo. La stragrande maggioranza degli artisti che si succederanno nei secoli creerà un Angelo che anche se non è così tenero con Giuseppe, è certamente delicato o composto nei modi. Ricordiamo qui solo qualche nome:  il nostro Domenico Guidi,  il francese Philippe de Champaigne, lo spagnolo Antonio Palomino. Quello di Arcabas ci è sembrato invece aggressivo. Sfolgorante di luce, si distende lungo tutto il corpo di un giovane Giuseppe ( ha i capelli nerissimi) che dorme un sonno sereno, momentaneo riposo alle sue inquietudini. Non parla al suo orecchio ma vi grida dentro schermando con la mano sinistra il suo fiato. Eh sì,  Giuseppe deve accettare il volere di un Dio buonissimo ma che ogni tanto << scoppia come una bomba >> nella vita di ogni uomo e di ogni donna. Lo farà.