Salerno: Sos, Cittadella della Carità, contro vite in strada!

di Rita Occidente Lupo

Immigrati e clochards, ad ogni metro d’asfalto. Pare che la città rigurgiti di presenze straniere bisognose, più che di turismo tout court! Tanti, dediti all’accattonaggio agli usci dei Supermercati, col cappello proteso a chiedere la carità, degli spiccioli della spesa. Molti sdraiati su panchine di fortuna o accovacciati dinanzi alle chiese, non solo all’orario delle celebrazioni eucaristiche. Fotografata la città, che vanta verde e panorama, monumenti e servizi, lo spettacolo della miseria in strada fa storcere il muso.

Non più le bancarelle imbandite dei Vuo’ cumpra’ sul Lungomare o nel sottopiazza della Concordia, ma singole presenze scomode, se si vuole, per chi crede che la miseria non esista e che ormai siano ancestrali ricordi d’inedia! Anche per il vitto, una lunga carovana s’accalca all’unico punto di ristoro, la Mensa San Francesco, gestita da troppi anni ormai da un maratoneta della carità, Mario Conte, grazie alla sensibilità di tanti. Che nei suoi frequenti traslochi, da Via Sabatini inizialmente, oggi in Via D’Avossa, ancora sopperisce ad una carenza macroscopica che la città vive. Modesta la presenza nella zona orientale della città, presso la Parrocchia di Gesù Risorto! Piccole cellule di volontariato, a macchia di leopardo, sparse a singhiozzo in città, non fronteggiano l’emergenza in costante rincaro. E, nei periodi festivi o estivi, ancora maggiore il gap tra il benessere e vite relegate tra i tralicci ferroviari! Non si comprende come mai, tra tante opere, mitragliate a destra ed a manca, per diverse fasce d’età, non siano i Servizi Sociali a farsi carico di una struttura capiente, capace di poter offrire assistenza ai senzatetto, a partire da quelli igienici.

Una Cittadella della Carità dovrebbe svettare all’insegna d’una città europeista, con un nuovo Palazzetto Giudiziario, ma non un sufficiente stabile per la povertà. Che alla luce degl’indici Istat, colpisce sempre più connazionali! Occorrerebbe una dimora corredata di mensa, per poter garantire pasti anche a colazione e cena. Oltre, naturalmente, al posto letto, giacchè i dormitori presenti in città, sia quello in Via Bottiglieri, che quello presso il Convento dei Frati Cappuccini o dei Saveriani, possono ospitare poche presenze. Lo spettacolo dell’indigenza, che esiste e va appurata al di là dei mestieranti questuanti, non può perpetrarsi sotto le Luci d’Artista! Che finiscono d’illuminare certe emergenze ancora insolute. Più volte, il volontariato cattolico, ha dovuto tirare i remi in barca dinanzi ad istanze massicce per un ricovero notturno, non avendo la Caritas diocesana, ulteriori spazi da destinare all’uso, oltre a Fuorni. L’augurio che, per il prossimo Natale, ci possa essere una strenna per tanti, che accumulano difficoltà e bisogni, in una città che in nome dell’accoglienza, deve dar risposte concrete…se non altro alla propria coscienza!