Maiori: “Gioia vs Manera”, mostra Pop a Palazzo Mezzacapo

La Città di Maiori celebra la X edizione di Arte nel Palazzo, la rassegna estiva d’arte contemporanea promossa da Bell’Arte ed ospitata nello storico Palazzo Mezzacapo (Corso Reginna, 71), con la divertente mostra Pop “Gioia vs Manera”, curata da Angelo Criscuoli e Raffaele Soligo.

Oltre al Patrocinio della Città di Maiori, l’evento gode del Matronato del MADRE di Napoli – Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, il museo regionale campano d’arte contemporanea.

La bi-personale evoca ironicamente nel titolo e nell’immagine dell’evento la famosa mostra “Warhol vs Basquiat” che mise a confronto nel 1985 i due mostri sacri della Pop e Street Art americana.

Da non perdere l’inaugurazione del 18 Agosto alle 19.00 con i due protagonisti Enrico Manera (Asmara, 1948) e Cleonice Gioia (Roma, 1976), ospiti a Maiori per la prima volta. La mostra sarà poi visitabile gratuitamente fino al 2 Settembre, tutti i giorni (tranne il Lunedì) negli orari 10-13 e 16-23.

Più di trenta coloratissime e dissacranti opere uniche, tra dipinti e sculture, di cicli diversi che hanno contraddistinto lo stile di questi due straordinari interpreti delle Pop Art italiana, potranno essere così ammirate, nel periodo clou della stagione estiva, al piano nobile di quello che è diventato, come ricorda il Sindaco di Maiori Antonio Capone, il più importante contenitore artistico della Città di Maiori ed uno dei maggiori attrattori culturali dell’intera Costiera Amalfitana.

Tra le opere in esposizione anche alcune assolutamente inedite ed esclusive, realizzate da Manera e Gioia sulla pregiata Carta d’Amalfi Amatruda, in omaggio al contesto ospitante.

Soddisfatto Angelo Criscuoli, che scrive nel catalogo della mostra (con testi critici anche di Duccio Trombadori e Piero Boccuzzi):

“Dieci anni sono un traguardo importante e proprio per questo, in qualità di Presidente di Bell’Arte e co-curatore della rassegna, ho voluto renderlo indimenticabile, coinvolgendo due tra i più rappresentativi artisti della Pop Art italiana, che affonda le proprie radici nella famosa Scuola Romana di Piazza del Popolo.

(…) I due artisti sono tra loro in perfetta simbiosi e rappresentano efficacemente l’evoluzione del linguaggio Pop italiano attraverso due generazioni successive.

Manera, diretto ed originalissimo continuatore dei codici espressivi nati negli anni ’60, esaspera con ironia pungente le contraddizioni della società dei consumi, rielaborando icone di sapore cinematografico, televisivo e pubblicitario, dal fascino nostalgicamente rétro (come i simboli delle major americane, i divi del cinema o i supereroi dei fumetti che a volte compaiono nelle sue opere), spesso accompagnate da originali scritte sarcastiche (un’altra delle sue cifre distintive).

Le opere di Gioia diventano, invece, lo specchio attualissimo dell’inarrestabile tendenza all’overdose quotidiana di immagini prodotte e diffuse dai giovani attraverso webcam, tablet e smartphone. Così, ai miti dello Star System si sostituiscono gli scatti dei selfie (spesso arricchiti da scritte e pupazzetti mutuati dal mondo di video games e cartoons), il narcisismo dilagante ed ipertrofico alimentato dal web.”

Insomma, come sottolinea il co-curatore Raffaele Soligo nel suo brillante testo in catalogo:

“Questo è un incontro iridato, senza esclusione di colpi, non vi illudete, un ring speciale ospita i due pretendenti al titolo. Per esserne spettatori dovete abbandonare ogni intellettualismo e fare esercizio di immaginazione, se vi riesce. In palio ci sono tanti titoli, le armi sono il talento, la potenza, la resistenza, l’intelligenza.

(…) Non mi interessa più dire che Manera era amico di campioni come Schifano, Festa, Angeli, Mambor, che il suo lavoro è stato influenzato più da uno rispetto all’altro. Questo è un compitino che gli storici fanno con i ragazzini. Qui siamo di fronte ad un fighter con le medaglie e i galloni addosso, come un “Patton” o un “Montgomery” o meglio un “Tyson” o un “Carnera”.

(…) Cleonice Gioia. Come ho già avuto modo di sottolineare altre volte, è una disegnatrice grandiosa, veloce e scaltra come Alì, tecnica come Ray Shugar Leonard. Realizza opere molto complesse usando soltanto una semplice biro o una matita grassa, danzando come l’asso di Louisville tra carte e tele. Nella sua generazione è la punta di diamante per qualità e profondità del lavoro. I grandi ritratti di donne, realizzati con apparente semplicità, sono freschi e comunicativi. I colori acidi amplificano ciò che vuole significare.”

Un “match” da non perdere, quindi! Un motivo in più per visitare lo splendido Palazzo Mezzacapo, che, oltre ai deliziosi giardini con zampilli e vasche comunicanti, vanta un meraviglioso salone affrescato e collezioni permanenti.