Solennità SS.Trinità

Padre Giuliano Di Renzo

La Ss.ma Trinità abita in noi per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (cfr San Paolo. Ai Romani 5, 1-5).
Come all’Annunciazione lo Spirito Santo elevò il sì della Madonna alla potenza infinita di unire il finito umano all’infinito divino che è il Verbo e abbiamo avuto così Gesù, il Verbo come Emm-nu-El, come il Salvatore, quindi i sacramenti, la Chiesa, la Madonna stessa, la Ss.ma Eucarestia. E così noi possiamo venire dallo Spirito santificati e fatti tempio vivente dell’infinitissima Trinità.
E’ ciò diciamo la Grazia.
La Madonna è stracolma di questa Grazia, della compiacenza che Dio ha in sé di sé stesso e lo Spirito Santo scendendo anche in noi dona a noi pure e nello Spirito ci partecipa.
E’ questa la Vita eterna. Ed è Dio stesso.
Vita eterna perché come Dio essa non è soggetta alla durata del tempo e dallo Spirito di Dio è stata fatta inerente alla realtà personale dell’anima.
Purtroppo noi possiamo anche volontariamente perdere questo Spirito che è la compiacenza in noi di Dio.
Siamo nel tempo, siamo soggetti alle vicissitudini e alle volubili preferenze umane e possiamo mutare la nostra volontà, possiamo fare il male.
La perdita della Grazia rende noi orribilmente deformi, noi siamo più immagine di Dio, Bene e Bellezza assoluta, ma del contrario di Lui: il Male.
Non siamo più limpido riflesso del cielo purissimo, ma portiamo nascosto dentro di noi l’inferno, la permanente tempesta del rifiuto del bene e del sacro, di dolore e di morte che ci terrorizzano la vita e fa essa a noi imfame.
L’assenza della Luce è il buio totale: nella coscienza, nella mente, nella volontà, per cui il nostro cuore diventa portatore e diffusore del male e invano vorremmo scuotercelo da esso moltiplicando ulteriormente il male con scelte moralmente scellerate in costante sfacciato calpestare dell’integrità del riflesso in noi della Luce.
Sant’Elisabetta della Trinita’ (Elisabeth Catez) anche durante il lavoro si raccoglieva in sé, nel santuario interiore dell’anima, e pregava: “Trinità, che io adoro”.
Tutto il contrario di quanto suggerisce al cuore degli uomini resi invasati con una certa malevola isteria pavesata di democratica libertà che di democratica libertà non ha nulla se non la loro rabbia che quando vengono contraddetti ricorre alla violenza veramente e al tribunale, a parole in cui il fascismo e il razzismo è solo l’ideologia.
E’ in nome della Ss.ma Trinità che riceviamo i sacramenti e nel suo nome ci segniamo come di sigillo che ci consacra e rinnoviamo con esso ogni volta la nostra lieta appartenenza a Lei.
L’unità di Dio non fa di Dio un solipsistico scontroso lontano solitario, ma la perfetta unità fa di Lui pienezza di Vita che proprio perciò è dentro di sé comunione di Vita. Famiglia, che nella distinzione degli esseri è unità dell’Amore e nell’unità dell’Amore è distinzione delle Persone. Perché è il movimento dell’Amore. Che non assorbe i distinti nel nirvana dell’indistinto e dissolve i distinti nel nulla di nessuno. quanto più si ama tanto più ci si unisce e quanto più ci si unisce tanto più si è il proprio di se stessi.
La famiglia umana è dono e riflesso della Ss.ma Trinità.
Ed è perciò che il demonio fatto entrare in sé dall’esagitata società di oggi ferocemente la combatte, la famiglia e la vita che nella famiglia e dalla famigilia si illumina e il mondo illumina con la sua speranza e noi sciagurati e stupidi chiamiamo progresso questi colpi inferti alla bellezza di essa e alla sua saldezza nell’amore, nonostante la devastazione della vita intorno a noi che tanto ci spaventa, e ci lamentiamo della precarietà che ogni angolo della vita pervade e del futuro del quale la società è privo.
Odiatori della santità e della bellezza siamo diventati. Odiatori quindi della vita e sporchiamo le nostre contrade e città di ogni lerciume che il cuore frustrato dall’orgolio inutile degli uomini sputa contro Dio, ive di umioiarsi davanti alla bellezza del perdono e dell’amore .
Deformato il matrimonio e non più immagine della famiglia divina ma della corruzione che rode il nostro cuore, la famiglia è ridotta a sesso, il sesso non fonte dell’amore ma puro sfogo di animalesca materialità, scarica elettrica di eccitati neuroni.
E, da codardi, impudentemente si fugge poi dalle responsabilità e conseguenze delle nostre pessime improvvide azioni con l’aborto, con la pillola del giorno dopo e con altre invenzioni della cattiva coscienza umana e con giustificazioni di iniqua ipocrisia di scelte di libertà, del fesso ripetuto il corpo è mio, ecc.
Gettando così la società nostra dell’effimero, l’effimero che è un oggi che appunto non ha in sé il domani. La stessa società che si lamenta della mancanza di futuro dà ogni giorno l’amore in pasto alle belve che si agitano in noi e agitano noi..
Società dell’adesso, della banalizzazione dell’amore e del continuo incitamento al sesso come trasgressione in segno di libertà, fa credere che tutto sia gioco e le persone trasforma in cose da usa e getta.
E’ la stessa società che scandalizzata piange ipocrite lagrime scandalizzate e di tutto va male quando da quel gioco vengono quotidiani frutti velenosi di sconcertanti e orribili violenze che la cronaca porta alla luce dl sole.
“Il sepolcro sarà loro casa per sempre /…eppure hanno dato il loro nome alla terra. / Ma l’uomo nella prosperità non comprende; / è come gli animali che periscono. / Questa è la sorte di chi confida in se stesso/… e avrà come pastore la morte…/ svanirà ogni loro parvenza / gli inferi saranno la loro dimora” (Salmo 49,13-15).
“Ti farò saggio: / non siate come il cavallo e come il mulo / privi d’intelligenza; / si piega la loro fierezza con morso e briglie, / se no, a te non si avvicinano” (Salmo 32,8-9).
In questa grande solennità liturgica riprendiamo dal vecchio e dimenticato nostro catechismo che due sono “i misteri principali della fede cristiana: Unità e Trinità di Dio; e Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesu’ Cristo”.
La missione della Chiesa, la giustificazione della sua esistenza e presenza nel mondo è l’annuncio “a ogni creatura” (Vangelo di San Matteo 28,18-20), “insistendo in ogni occasione opportuna e non importuna” (Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo,4,2) della salvezza nella professione dell’unica vera fede.
Fede che salva solo se liberamente accolta nel cuore, perché un dono lo si riceve con l’amore e al dono si adersice in nome dell’amore con la libertà.