Mercato San Severino: inaugurazione presepe a Sant’Antonio

Anna Maria Noia

Si inaugura domenica 10 dicembre, alle 8.30, il presepe realizzato – come di consueto, da ben 13 anni ormai – dal gruppo presepisti della chiesa di S. Antonio a Mercato S. Severino.

Sotto l’egida degli affiatati “allievi” – se così si può affermare – dell’intellettuale locale Gino Noia – tra i primi fautori delle rappresentazioni artistiche al convento (annesso alla chiesa). I “lavori” – che, come da tradizione, partono dopo il 4 ottobre (ricorrenza di S. Francesco, protettore della parrocchia) – per il 2017 sono stati intrapresi addirittura nella metà di settembre. Questo, per offrire – una volta ancora, una volta di più – quel senso (nostalgico, quasi) dell’avvento del Cristo bambino sulla terra. Povero tra poveri. Per dare speranza alla miseria umana. Il Natale è questo, in sostanza… Anche se lo si avverte sempre meno. Torniamo a noi!

Ogni anno, un nuovo tema; quest’anno il manufatto (percorribile e osservabile fino ai primi di febbraio) è stato incentrato sulla frase evangelica (stigmatizzata da papa Francesco): “Voi siete il sale della terra, voi siete il sale del mondo”. Diciannove, in totale, i presepisti – tra elementi fissi e tanti altri volontari collaboratori. Allestire il presepe vuol dire anche offrire occasioni di aggregazione e socializzazione. Momenti di riflessione, un attimo di pausa dalla frenesia della odierna società!

È quanto auspicano i frati che risiedono tra le mura di S. Antonio: in primis il padre guardiano Fra Alberto Pisapia; padre Leone Mocerino (il parroco); padre Romeo Amato e infine padre Tarcisio Manta. Una fraternità compatta, unita. Al centro, il francescano servizio verso le persone – specialmente i poveri e i bisognosi.

L’opera è all’interno del chiostro; è lunga 35 metri e ci si cammina (come sempre) dentro, per approdare – pellegrini e pastori anche i visitatori – alla scena della Natività. L’ingresso, di tipo medievale e con le inferriate (a mo’ di ponte levatoio), fa sì che ci si inoltri (in mezzo a campate, volute e ghirigori) lungo due location diverse: la prima parte del manufatto rappresenta un paese “laico”, con archi, fontane, case e montagne precisi fin nei minimi particolari. Quasi al termine, un laghetto con un mulino e i giochi d’acqua fanno bella mostra di sé – incantando tutti. Subito dopo, inizia la natività vera e propria. Ogni cosa tra colonnati e case dirute, nonché alla presenza di sagome – a cura di un noto architetto sanseverinese – che rappresentano l’Annunciazione a Maria; quella a S. Giuseppe e l’incontro tra la Madonna e S. Elisabetta. I pastori – preziosissimi e vestiti con abiti di grande valore – sono 24, alcuni settecenteschi (la banda musicale) e altri dell’800. Tutto l’elaborato, invece, è stato approntato in materiale di riciclo, di risulta (cartone, polistirolo, ferro, legno, carta…), gentilmente fornito da sponsor ed altri amici.

All’entrata campeggia una casa nobile, patrizia (gentilizia, dei patres) – rafforzata da un colonnato, però in rovina; alle spalle, una sorgente – simbolo e metafora dell’acqua che purifica, lustra e deterge (oltre a dissetare). I tre momenti che precedono la nascita di Gesù – appunto le tre sagome – accompagnano i viandanti/avventori verso la meraviglia (e la tenerezza) del Bambinello. Anche in passato, il sentimento accorato dell’umanità del Dio vivente è stato fantasiosamente illustrato mediante svariati allestimenti: con l’edificazione della Porziuncola di S. Francesco – ad esempio (2005-2006) – e con altre scenografie. Ripetiamo, ogni volta differenziate. Nel 2016, i presepisti hanno perfino realizzato la torre civica del paese di Amatrice – colpito dal sisma dell’anno scorso. il motto, ideale, del gruppo recita: “Facciamo il presepe, facendo comunione; facciamo comunione, facendo il presepe). Vale la pena visitare questo “sofferto” elaborato, frutto della pazienza e dei sacrifici di tutti gli appartenenti al gruppo. Che donano, proficuamente, una cospicua parte del proprio tempo; dedicandosi affinché il presepe illumini i cuori e gli occhi di curiosi e appassionati. Perché non indire, organizzare, un concorso per i presepi più belli a S. Severino (tempo fa, lo si attuava nel Fiscianese – grazie al già citato Noia, ma soprattutto al compianto primo cittadino Gaetano Sessa e a dei professionisti di Penta di Fisciano)? Magari scattando una foto per stabilire quale sia la creazione più ingegnosa o commovente del comprensorio