XVIII Domenica tempo ordinario-Commento al Vangelo

  don Marcello Stanzione

Nel cuore del Vangelo della moltiplicazione dei pani, vi è una formula alla quale noi siamo troppo abituati: “Gesù prese i pani, e levando gli occhi al cielo, pronunciò la benedizione, li spezzò, e li diede …”. Noi riconosciamo, là, i gesti stessi della Messa. Ma a maggior parte tra noi ignorano che Gesù non mangiasse mai senza fare esattamente questi stessi gesti. Ho avuto la possibilità, personalmente, di vivere due anni in Israele, e di scoprirvi la cultura ebraica, ed il modo molto originale con cui gli ebrei più ferventi marcano tutti gli atti della loro vita quotidiana, che non ha praticamente cambiato per l’essenziale, fin dal tempo di Gesù di Nazareth.

 LE CENE EBRAICHE

In Israele, il centro della vita religiosa non è la sinagoga, cioè l’equivalente delle nostre chiese, luogo di riunione collettivo della preghiera del sabato. No, il cuore della vita religiosa, è la casa che è chiamata “miqdach me’at”, che vuol dire “santuario ridotto”. La tavola familiare è sacra, perché è una specie di altare domestico. E la cena è sacra. Prima di mangiare, ogni conviviale si lava ritualmente le mani le mani facendo una preghiera di benedizione, simile in questo al sacerdote che si sottometteva una volta a delle abluzioni prima dell’offerta dei sacrifici. Il lavabo della Messa ne è sempre il resto simbolico. Poi, senza interrompersi con una sola parola profana, o qualche altra azione, il padre di famiglia, che presiede la tavola, spezza il pane e ne dona un pezzo ad ognuno dei suoi figli dopo averlo imbevuto nel sale ed aver pronunciato la seguente benedizione : “Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, Re del mondo, Tu che fai uscire il pane dalla terra. Benedetto sei tu, che doni il cibo e la cui bontà ci fa vivere”.  E’ assolutamente certo che Gesù, senza alcun formalismo, ha osservato questi riti ad ognuno dei suoi pasti. L’essenziale, d’altronde, per lui, era il significato profondo di questi gesti che noi vediamo fargli oggi, per la moltiplicazione dei pani nel deserto … come li rifarà nel suo ultimo pasto, nella Cena.

IL POPOLO DELLA BENEDIZIONE

 Un ebreo fedele non può prendere un pezzo di pane od una coppa di vino, senza rendere grazie. Le benedizioni – “berakhoth” – riempiono tutta la giornata di un ebreo. Perché tutto, ogni cibo, ogni evento, ogni felicità, è un dono di Dio. E’ semplice … ma non talmente evidente per noi Occidentali che viviamo in un ambiente profanato e paganizzato. Nella formula dell’Offertorio, che è la ripresa della benedizione ebraica, noi non tratteniamo spontaneamente che la frase che dice che “il pane ed il vino sono il frutto del lavoro dell’uomo e della terra”… dimenticando la formula che dice : “sii benedetto, Tu che ci doni questo pane e questo vino”. Occorre ben riconoscerlo, nella mentalità corrente, il pane ed il vino hanno perduto il loro carattere di dono di Dio. Le nostre civilizzazioni tecniche hanno finito per dimenticare questa verità elementare che il chicco di grano non darebbe mai una spiga se Dio non gli accordasse la crescita. Il popolo ebreo aveva fatto la dura esperienza, durante i quarant’anni nel deserto, che la sua vita era sospesa al “dono di Dio”, dalla manna che dipendeva da Dio solo !  Questa pagina di Vangelo, in cui noi vediamo Gesù benedire Dio prima di distribuire i pani ed i pesci, dovrebbe farci riscoprire questa attitudine spirituale essenziale. Noi abbiamo troppo dimenticato, senza dubbio, che la Messaè una Eucaristia, e che questa parola significa azione di grazie, cioè : “Grazie, Signore” … o “Benedetto sei Tu, Signore”… Riscopriamo la lode ! E’ la benedizione di Dio che distingue il vero credente, dal pagano. In effetti, il pagano non è qualcuno che ignora Dio, ma è qualcuno che non mette Dio allo stesso posto, nella sua preghiera. Su tutta la superficie della terra quantità di uomini e di donne pregano, facendo delle richieste : essi si augurano che Dio li aiuti, sia a loro servizio … si girano verso di Lui quando qualcosa va male. Dio è, per così dire, il tappabuchi delle loro incapacità. La scala ebraica, e quella di Gesù e dei veri cristiani, è esattamente l’inverso. Anziché avere uno schema discendente, la preghiera ha uno schema ascendente. Si ringrazia Dio, si fa ritorno a lui, di tutto quello che ci ha dato. Gesù, è il Figlio perfetto, colui che sa che tutta la sua esistenza è un dono di suo Padre, e che ne rende grazie, nella gioia. Ogni Messa dovrebbe avere un gusto di grazie gioioso.