I giovani ed il lavoro

 Ylenia Sabato
Uno dei settori che causa più preoccupazioni nei neolaureati e nei giovani che non desiderano continuare la l’attività universitaria, è sicuramente quello del lavoro. La precarietà è ovunque ma sono in molti a concordare che essa si concentra prevalentemente nel Sud. Insufficienza di posti disponibili, mancata revisione dei curriculum,paga ridotta o assente,pretesa di un’esperienza difficile da guadagnare se nessuno è disposto ad insegnarti,sono le problematiche maggiormente accusate da chi ha cercato di farsi assumere in un dato ambito lavorativo. Molti concordano su come non ci sia futuro nell’Italia del Sud, consigliando di migrare verso il Nord o verso i Paesi Esteri più industrializzati alla prima occasione. Queste terre sembrano ricoprirsi di una specie di “aura magica”, ricca di opportunità, guadagni e qualità di vita migliore. Il Sud viene visto,invece, come ricettacolo di lavori “umili”,che non permettono una carriera così brillante. Non sono rari i giovani che vengono assunti in Bed and Breakfast, pizzerie o bar, ma  quasi nessuno di loro sembra considerare questi impieghi a lunga durata. Molti, anzi, li vedono come opportunità per guadagnare il necessario per pagare qualche corso di specializzazione, se non tentare l’università. Un altro problema, fortemente sentito dai neolaureati, è la mancanza di posti di lavoro utili alla laurea conseguita. Giurisprudenza, Scienze della Comunicazione e della Formazione, paiono essere i settori più a rischio, secondo la visione comune. Privilegiate paiono essere, invece,le lauree di Ingegneria, Informatica e Medicina che, in una società dominata dalle nuove tecnologie,sembrano riscontrare maggiore apprezzamento. Ma è davvero così? Ovviamente i casi sono molteplici e le differenze variano a seconda di quello esaminato. Se da un lato le “professioni scientifiche” risultano le più gettonate, dall’altro, diversi ragazzi, concordano su come il vero problema sia nel numero di persone che cercano lavoro. La presenza di pochi posti disponibili, spinge molti a tentare ed un numero altrettanto esiguo a riuscire. La soluzione, secondo i più, ricade nelle mani delle Istituzioni, nella necessità di “svecchiare” il Paese, magari di ridurre l’età pensionabile e creare un ricambio generazionale forte e capace, ma soprattutto nella fiducia da donare ai giovani e nel desiderio di istruirli, scolasticamente e mediante l’attività pratica.