Scafati: associazione San Vincenzo Ferreri “La Chiesa che non c’è” lettera-denuncia

La chiesa che non c’è. E’ questo il titolo della lettera – denuncia che i cittadini hanno scritto riuniti nell’associazione culturale San Vincenzo Ferreri a firma del presidente Armando Casciello. La lettera, rivolta alle figlie e ai figli della contrada di San Vincenzo Ferreri a Scafati, denuncia l’assenza di una chiesa solidale che sappia curare le ferite sociali di una delle periferie più abbandonate dell’intera città: “Chi dovrebbe essere la nostra guida spirituale – il nostro parroco -non ha a cuore l’aggregazione, l’ integrazione, la crescita delle anime, insomma la cura della nostra comunità: da una parte le parole coraggiose del papa, dall’altra a San Vincenzo l’atteggiamento diun prete oscurantista. La partecipazione di noi fedeli e la frequentazione dei luoghi di culto anziché essere aperta e condivisa è sottoposta ad orari e restrizioni di tipo militare. E’ totalmente abolito il dialogo. Non c’è ascolto e nessuna capacità di incuriosire fratelli e sorelle smarrite nella fede. Assistiamo da anni nella nostra contrada al solo pontificare del parroco. Mai una parola di confronto coi propri fedeli, mai che si sia messo nella postura di discutere con la propria comunità.” La denuncia si fa ancora più forte  quando si parla di una gestione ad personam della statua del santo e della distruzione della chiesa opera d’arte che era stata realizzata in passato grazie ad una colletta popolare. E a proposito delle opere d’arte deturpate, nella lettera si legge: “Ci domandiamo quale sia la differenza tra la follia dell’Isis che distrugge opere millenarie e quella di chi ha smantellato, devastato e cancellato le opere d’arte che la nostra comunità aveva finanziato con orgoglio. La nostra chiesa era (purtroppo dobbiamo dirlo al passato) interamente un’opera d’arte, il cui valore artistico è stato finanche riconosciuto dal Vaticano. La chiesa è stata brutalmente violentata dal potere autoritario del parroco che ha deciso di smantellare le opere fino a renderle irriconoscibili. Nella parte finale della lettera i promotori auspicano un attenzionamento da parte degli enti preposti e l’ascolto delle cittadine e dei cittadini che vivono questa situazione  di grande disagio.