Airola: Sappe, sfiorata tragedia carcere minorile

Si è sfiorata la tragedia la notte scorsa nel carcere minorile di Airola.“Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di alcuni detenuti maggiorenni, tra i quali due dei principali protagonisti della grave rivolta dello scorso 5 settembre sempre nell’Istituto penale airolano, che hanno appiccato un incendio prima nella cella dov’erano ristretti e poi anche in quella dov’erano stati spostati”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “Sono stati attimi di autentica tensione, con i detenuti che hanno dato fuoco a tutto quello che vi era all’interno delle celle. Il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, con grande senso di responsabilità coraggio e professionalità, ha permesso di evitare più gravi e tragiche conseguenze. Un grazie di cuore a tutto il personale di Polizia Penitenziaria che con professionalità e abnegazione ha evitato che la situazione diventasse ancora più drammatica. Sono stati bravi i poliziotti penitenziari in servizio nel carcere minorile ai Airola a intervenire tempestivamente, con professionalità, capacità e competenza. Vanno stigmatizzate con fermezza le gravi e pericolose intemperanze di questi detenuti adulti, ristretti in un carcere minorile a seguito di una modifica alla legge in vigore, modifica legislativa fermamente contestata dal SAPPE. Ma allo stesso tempo ci chiediamo come e perché erano ancora ristretti nel carcere minorile di Airola due dei protagonisti della drammatica rivolta dello scorso settembre”. Capece aggiunge: “Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel Reparto. E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria.  Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 Agenti …”.“E non è un caso se, da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, gli eventi critici nelle carceri sono decuplicati”, conclude. ““Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: Gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno.