L’angolo della lettura: “Eccomi” di Jonathan Safran Foer

Angelo Cennamo

Come può appassionarsi un lettore italiano a un romanzo che parla di una famiglia ebrea e della distruzione dello Stato di Israele, con almeno un centinaio di parole incomprensibili perché scritte in lingua yiddish? Me lo sono chiesto prima di acquistare Eccomi di Jonathan Safran Foer –  enfant prodige della letteratura americana, autore di bestseller come Ogni cosa è illuminata e Molto forte, incredibilmente vicinoEccomi è un romanzo ambizioso che ha richiesto almeno un decennio di lavorazione, e il perché lo si intuisce da una serie di particolari che non sfuggono neppure al lettore più sprovveduto: la ricerca di una scrittura perfettamente aderente alla modernità, l’intensità “delle” sue trame, un’architettura di parole precise, calibrate in modo millimetrico; lo sforzo ( ben ripagato) di raccontare la globalità che si infiltra nel domestico, le piccole cose mescolate ad eventi internazionali, dettagli di una quotidianità nella quale ci riconosciamo tutti. Leggendo Eccomi, e amandolo fin dalle prime pagine, ho capito questo. Ho capito che  i libri non hanno quasi nulla a che vedere con i luoghi in cui vivono i loro personaggi e alla fede che professano. E che in ogni storia particolare, in qualunque angolo del mondo essa venga raccontata, anche il più remoto, c’è sempre una dimensione umana più ampia – che dilata i confini, la lingua, le tradizioni – all’interno della quale ciascuno può ritrovare se stesso. Jacob Bloch e sua moglie Julia sono una coppia di quarantenni di Washington sull’orlo del divorzio. Hanno tre figli, il primo dei quali, Sam, è implicato in una brutta vicenda scolastica per via di alcune scritte omofobe e razziste. L’approssimarsi del suo Bar Mitzvah – il rituale ebraico che introduce all’età adulta – è un’occasione per rivedere i cugini israeliani e ritrovare il senso di un’identità forse perduta. Nelle due settimane in cui si svolge la storia, Julia deve decidere cosa fare del suo matrimonio: sul cellulare del marito ha trovato dei messaggi erotici destinati a un’altra donna. Il quadro delineato da Safran Foer  è minuzioso, ben calato nella realtà dei nostri giorni, con lunghi dialoghi che offrono al lettore una visuale intimissima delle vicende narrate: i due protagonisti conversano in bagno mentre si lavano i denti, in cucina con i loro figli, in macchina spostandosi da una parte all’altra della città.Sembra di vederla, la famiglia Bloch: una moglie ferita e infelice che, per ripicca forse, flirta con un amico semi-divorziato; tre figli: uno sul confine dell’età adulta che vive una seconda vita virtuale su Other life, dove distrugge sinagoghe  attraverso il suo avatar ” Samanta”; uno sull’orlo di un’estrema coscienza di sé, uno sull’orlo dell’indipendenza intellettuale; un padre xenofobo in preda al terrore e un nonno depresso. Jacob e Julia sono sposati da sedici anni, continuano a fare sesso, “ma quello che era sempre venuto spontaneo arrivò ad avere bisogno di uno stimolo ( sbronzarsi, guardare “La vita di Adele” sul portatile di Jacob a letto, San Valentino) o di uno sforzo per vincere il disagio e l’ipotetico imbarazzo….Più vita condividevano, più si estraniavano dalle rispettive vite interiori“. A metà romanzo, la tragica notizia di un  violento terremoto che ha colpito il Medio Oriente e messo in ginocchio Israele, apre nuovi spazi narrativi e assesta un altro duro colpo al fragile equilibrio del protagonista. Per Jacob è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti: deve difendere suo figlio dalle accuse di razzismo o punirlo come gli chiede il rabbino? Arrendersi al divorzio o adoperarsi  per ricomporre la frattura con Julia? Partire per difendere Israele dalla sua imminente invasione o abbandonare il campo? “Eccomi” è il paradosso biblico nel quale viene a trovarsi Abramo quando Dio gli chiede di sacrificare suo figlio. Dio chiede ad Abramo di uccidere Isacco e Isacco chiede a suo padre di proteggerlo. Abramo risponde: “Eccomi” ad entrambi, nel tentativo impossibile di assecondare due richieste tragicamente opposte. Abramo è guidato dalla fede, non ha dubbi, non torna sui suoi passi, è pronto a qualunque sacrificio. Jacob incarna la declinazione laica dell’ebraismo: il suo ebraismo di facciata lo espone all’incertezza e al ripensamento. Essere ebreo che sentimento è? Se lo chiede anche Henry Zuckerman ne La Controvita di Philip Roth, prima di partire per Gerusalemme alla ricerca di un’identità forse mai conosciuta. Tutto il romanzo di Safran Foer ci appare come un gigantesco tributo alla letteratura di Roth, con spunti e citazioni che evocano alcuni dei suoi maggiori capolavori, dal Lamento di Portnoy a ‎La mia vita di uomo. Il prolungamento ideale di una scrittura che sembra aver trovato nel giovane e talentuoso autore di Washington il suo erede naturale. Eccomi è un romanzo sulla dissoluzione di un amore e di una nazione. Ma in fondo al buio e oltre il rimpianto c’è ancora tanta vita per cui spendersi: “La vita è preziosa e io vivo nel mondo“‎, dice Jacob a se stesso quando anche il suo cane Argo sta per abbandonarlo.