Quale sicurezza?

di Rita Occidente Lupo

Sempre dopo le tragedie, oltre a contarne i danni, si cerca di correre ai ripari. E parte il balletto delle responsabilità, nello scaricabarile, per scongiurare il J’e accuse. Ma intanto, le vittime, consegnano al tempo il loro olocausto, con scarsi complessi di colpa da parte di chi avrebbe potuto scongiurare lutti e sofferenze. Il nostro Paese, del sole e del dissesto idro-geologico, data la sua giovane età appenninica, ancora non attrezzato a convivere con tale realtà. E gli edifici, continuano a sgretolarsi al suolo, appena la Terra trema. Si sa che specialmente alcune Regioni, Centrali, più di altre sottoposte a scosse distruttive. Eppure, dopo l’Aquila, ancora la lezione non servita a mettere al sicuro le popolazioni. Mentre si fanno i bilanci sull’entità di quest’ennesima strage, tra le molle della solidarietà per portare aiuto ai terremotati, si discetta sul sesso degli angeli: vale a dire sulla natura degli edifici. Solo ora ci si rende conto che l’edilizia non ha curato il rischio sismico? Solo ora vien fuori che i materiali adoperati non all’altezza di reggere la sfida degli eventi naturali? Dinanzi allo spettacolo drammatico di paesi distrutti, di aree sfigurate, chi di dovere dovrebbe interrogare la propria coscienza, al di là del verdetto della giustizia terrena!