“Vinta la sfida!” Mattarella a chiusura Expo di Milano

Giuseppe Lembo

Se possiamo compiacerci, come l’ha fatto per gli italiani, il Presidente Mattarella, non possiamo assolutamente dormire sonni tranquilli sul futuro italiano. La speranza di un’Italia rinata ed in cammino verso il futuro possibile, purtroppo, è in sé solo “speranza”; mancano le certezze; manca per diventare certezza del possibile futuro italiano, il protagonismo italiano, con al centro il giusto ruolo delle risorse umane; tanto, è necessario per costruire quel ponte sognato, verso il futuro possibile, un’utile necessità di vita per vincere concretamente la grande sfida, cancellando così, le tante criticità italiane. Occorre, per cambiare l’Italia, evitare gli slogan ed il facile ottimismo del “tutto va bene”; occorre un tempo ritrovato, con percorsi fatti di umanità condivisa, costruiti con la forza delle idee condivise, assolutamente necessarie per progettare il futuro che è molto, molto oltre il presente. A radiografare ancora una volta i mali d’Italia è la SVIMEZ; nel suo rapporto per il 2015, purtroppo, niente di diverso dai precedenti, con un fare allarmato, ci dice, tra l’altro, di un forte ritardo del Sud rispetto al Nord. Siamo, di fronte, ad una notizia non notizia, in quanto è una notizia-verità da tempo saputa e risaputa. Il suggerimento SVIMEZ all’Italia per un suo futuro concretamente possibile, è di darsi un’attiva politica infrastrutturale e di sistema; tanto, sia per l’Italia che per il Mezzogiorno. Per fare questo, occorre, prima di tutto, fare crescere la spesa per investimenti pubblici sia a livello centrale che da parte delle Regioni e degli Enti locali, ormai in ginocchio e boccheggianti per mancanza diffusa e crescente di risorse.

Ma per fare questo, occorre cambiare; occorre cambiare, prima di tutto e soprattutto, politicamente, facendo della politica infrastrutturale, un percorso virtuoso per costruire con saggio e diffuso impegno, l’Italia del futuro che richiede soprattutto, conoscenza, saperi ed un forte protagonismo italiano. Con l’Italia dismessa, così com’è stata ridotta, proprio non c’è futuro italiano. Ci può solo essere falsa propaganda per un solo futuro inventato; un futuro delle sole promesse non mai realizzate. Tanto non giova a nessuno e non è di utilità alcuna per il futuro italiano. Il pericolo dell’Italia dismessa per il futuro italiano, è un pericolo grave; un pericolo che, senza allarmismi, deve, con un sensibile fare preoccupato, farci attentamente riflettere e contribuire con impegno condiviso ad invertire la rotta, riappropriandosi della partecipazione d’insieme per una cittadinanza attiva, maestra di democrazia e di sviluppo possibile. Oggi all’Italia che sconsideratamente corre ed in fretta verso la dismissione, manca la saggezza italiana, con un fare virtuoso condiviso, assolutamente necessario per camminare insieme e pensare al futuro possibile, mettendocela tutta in impegno e creatività per costruire un nuovo miracolo italiano, facendo uscire l’Italia dall’attuale condizione triste della dismissione un grave rischio per tutto e per tutti, facendo maledettamente male al futuro italiano. Purtroppo, gli italiani non si sentono per niente garantiti dal buonismo del Presidente che parla di sfida vinta. A parte le gravi e sempre più incolmabili distanze Nord-Sud, con un’Italia sempre più profondamente divisa e lontana, abbiamo trasversalmente gravi mali italiani, diffusi al Sud come al Nord. Mali che vengono da lontano e che ci dicono delle gravi sofferenze italiane; trattasi, purtroppo, di profonde sofferenze antropiche, culturali, sociali, economiche ed in modo allarmante delle e tra le generazioni, con un mondo giovane, dal futuro sempre più, disumanamente negato. Nel dire queste cose, il frutto di attente analisi partecipate con dati allarmanti, diffusi da tante agenzie italiane che vedono all’orizzonte un’Italia fortemente dismessa e dal futuro sempre più negato, non c’è assolutamente compiacimento. Non c’è assolutamente la capricciosa volontà (il Premier Renzi parla di gufismo) di remare contro, per disturbare la buona Italia ed il suo futuro che, dicendo bugie, lo fa credere concretamente certo e positivo a tal punto da andare a gonfie vele. A gioire sarebbero tutti gli italiani, nessuno escluso. Anche quelli che molto inopportunamente, Renzi il Premier degli italiani, definisce “gufi”. Ma, purtroppo, con amara concretezza, c’è da dire che, non è così. Che non è vero e che non è per niente così.