Mercato San Severino: comitato “Pro Fucito” sul piede di guerra

Anna Maria Noia

 “Giù le mani dal nosocomio di S. Severino, non toccate il nostro ospedale”: è il grido di dolore e l’allarme che nasce e poi si leva dallo spontaneo civico comitato. I dipendenti della struttura, che ha una storia nobile data la presenza dei filantropi Filippo e Maria (la figlia) Imperiali che poi adibirono i propri locali a tubercolosario, rivendicano i propri sacrosanti diritti: già molte eccellenze sono sparite, come per incanto, dal “vecchio” Dea – dipartimento emergenza assistenziale – quale era reputato “Villa Maria” sotto la Usl (unità sanitaria locale) infine “passata” ad Asl. Moltissimi e cospicui, consistenti fondi (europei e regionali) erano stati stanziati dall’80 fino a metà anni ’90 per riqualificare i padiglioni del “Gaetano Fucito”. Per di più le nuove e pressanti normative costituiscono vere e proprie minacce di indebolimento e anzi di decadenza del già martoriato e umiliato ospedale. Al quale afferiscono, ancora adesso, Comuni dell’ex distretto “F” – vale a dire Roccapiemonte e Castel S. Giorgio – nonché la ricca e vasta utenza orbitante attorno all’ateneo di Fisciano, per un bacino di utenti e pazienti che consta di 100.000 utilizzatori finali dei servizi ospedalieri (day hospital e quant’altro). Tutti, a partire dai residenti di S. Severino – in particolare i giovani, cui anche viene sottratto il diritto alla salute – si chiedono perché “sacrificare” Curteri rispetto ad altri ospedali meno… “prestigiosi”. In realtà navigano in cattive acque (così sembrerebbe, stando alle ultime notizie riportate sui media) anche Cava dei Tirreni e altre realtà dell’hinterland salernitano e/o campano. Si pensa addirittura ad un… “centralismo” da parte del S. Leonardo, a discapito del personale di altri comparti ospedalieri. La situazione del presidio ospedaliero di Curteri, il “Fucito”, è sotto gli occhi di tutti – a causa delle recenti normative che, se non si assume personale qualificato, ne porterebbero alla chiusura. Per questo i membri del comitato cittadino a favore del nosocomio – il “pro Fucito” – nato nel 2008 sono sul piede di guerra e invocano a gran voce un urgente e tempestivo incontro con le istituzioni locali e i vertici amministrativi del “Ruggi”, nonché con il vescovo Luigi Moretti. Sette anni compie dunque tale associazione, supportata da altri sodalizi sparsi nel comprensorio e/o territorio: in primis l’associazione “Gatto” e “Agosto a S. Angelo”, ma anche “Amici della terra” e altri civici consessi. “Siamo stanchi – dichiara il portavoce e responsabile – di assistere al declino del nostro ospedale, già privato di molte eccellenze.” Infatti già erano stati chiusi dei reparti, ora “rischiano” ginecologia, oncologia e pediatria. E non soltanto.“Dopo che finalmente qualcosa si era smosso, da parte dei politici – affermano gli aderenti – ecco la nuova tegola in testa, a causa dell’accorpamento in ottemperanza della legge 161 e della precedente direttiva europea.” E proseguono: “Abbiamo bisogno di assunzioni, di uno sblocco del turn over da noi richiesto da tempo.” Il comitato spontaneo, forte dell’appoggio dei succitati sodalizi civici, intende stavolta andare fino in fondo, proprio perché – come riportato sopra – al “Fucito” afferisce un bacino di utenza molto ampio, comprendente coloro che si recano all’università. Essi non chiedono altro che attenzione e ascolto, riguardo ai numerosi problemi e alle quotidiane esigenze stigmatizzate dal personale medico, paramedico, infermieristico e costituito anche da Oss (operatori socio-sanitari) nonché da autisti di mezzi sanitari e/o vigilantes. Se il dg Vincenzo Viggiani non convocherà a breve un tavolo di trattative, di confronto e di dibattito serrato si protesterà in modalità ancora più veemente. In questi ultimi giorni, i membri del comitato e altre figure professionali come pure alcuni sindacalisti hanno spiegato le loro ragioni dinanzi alle telecamere di una web tv locale, dando dentro la loro protesta. Parole dure ma ancor più amare sono state espresse dagli inviperiti “portatori di interessi”, che hanno esplicato le problematiche cogenti che coinvolgono il personale intero del presidio. Tanti i disservizi allo stato attuale, come le cattive condizioni in cui versano – soprattutto – i reparti di Dialisi e della già citata Oncologia. Per quest’ultimo, sarebbero a rischio le cure e gli interventi di numerosi pazienti gravi se venissero attuate le leggi in vigore, ma in maniera superficiale; occorrerebbe quindi ragionare e fare il punto della situazione per evitare ulteriori disagi – logistici e prestazionali – in questo campo così delicato qual è la sanità, e nella fattispecie il piano sanitario del “Ruggi” – dopo l’altrettanto contestato piano di rientro della Regione Campania di qualche anno fa. L’incontro coi vertici amministrativi e istituzionali dell’azienda si deve tenere anche per dare un senso ai lavori di riqualificazione (già appaltati) che realmente stanno interessando l’area dell’ospedale – finalmente, dopo molta “lotta” – e che potrebbero essere vani se “chi di dovere” non si impegna anche nel riordino dell’organico e in soluzioni a breve e a lunga data per non sprecare il tanto impegno profuso nel dare un volto nuovo e più umano al nosocomio. I numeri parlano infatti chiaro, avendo dimezzato sia i letti atti al ricovero degli ammalti che le professionalità – “grazie” (a causa) al taglio del personale.