La macchia umana

Angelo Cennamo                 

Coleman Silk è uno stimato professore di lettere classiche all’Università di Athena, nel New England. Come preside della facoltà, e col pieno appoggio del nuovo rettore, Coleman prende il comando di un college antiquato, stagnante e sonnolento e, non senza pestare i piedi a tutti, gli toglie l’etichetta di casa di riposo per anziani professori incoraggiando i rami secchi a chiedere il prepensionamento, reclutando giovani e ambiziosi assistenti  e rivoluzionando il programma di studi. Un giorno però basta una parola detta per sbaglio e male interpretata a scatenare l’inferno. Coleman deve difendersi da un’ingiusta accusa di razzismo che lo costringe ad abbandonare l’Università. A quel punto tutto il suo mondo, la brillante carriera accademica, la sua bella famiglia crollano sotto il peso della impurità, della crudeltà, dell’abuso e dell’errore. All’età di 71 anni, dopo aver perso gloria e reputazione, e pure sua moglie – uccisa dal dolore per quel tragico stravolgimento, il professor Silk inizia una relazione con una donna delle pulizie trentaquattrenne che lavora al college: “si chiamava Faunia Farley, e qualunque fosse la sua infelicità, la teneva nascosta dietro uno di quegli inespressivi volti ossuti che, senza nulla celare, tradiscono un’immensa solitudine”. La giovane vita di Faunia è segnata da una serie infinita di deviazioni e di tragedie familiari. Con il vecchio ma “dinamico” Coleman, la bidella tuttofare di Athena scopre una dimensione umana fino ad allora inesplorata, fatta di cultura, tenerezza e rispetto. Ma non basta: Faunia è anche la sola depositaria del segreto che Coleman per 50 anni ha nascosto a tutti, perfino a sua moglie e ai suoi figli. Un segreto che il vecchio preside porterà insieme a lei nella tomba, nell’ultimo tornante di quella seconda vita. Il miglior romanzo di Philip Roth.foto libernazione.it