Colpevole di silenzio

Angelo Cennamo 

Di politici rovinati dalle intercettazioni telefoniche l’Italia ne è piena. Quanto abbia influito il telefono nelle disavventure giudiziarie di Berlusconi è noto a tutti. Così come le polemiche noiose sollevate da questo o da quel partito a seconda dello schieramento di appartenenza dello sfortunato di turno. Che oggi ha il nome, e cognome, del governatore della Regione Sicilia:  Rosario Crocetta. Cosa ha fatto Crocetta: nulla. Come nulla? Andiamo con ordine. Il giornale L’Espresso ha scritto qualche giorno fa dell’esistenza di un’intercettazione di una conversazione telefonica, risalente al 2013, avvenuta tra il governatore siculo ed il suo medico personale, nonché primario di un noto ospedale di Palermo. Cosa dice. Immaginiamo tante cose, ma l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si è concentrata in particolare su una frase che il medico (non Crocetta) avrebbe pronunciato su Lucia Borsellino, figlia di Paolo Borsellino, ed ex assessore alla Sanità della Regione Sicilia. La frase, terribile quanto irripetibile anche per lo scrivente, viene resa nota, per giunta, a poche ore dall’anniversario della strage di via D’Amelio. L’effetto diventa dirompente e scatena un putiferio che non ha precedenti.  In poche ore le agenzie di stampa riportano dichiarazioni e commenti di politici e di opinionisti che chiedono le dimissioni immediate di Crocetta. La colpa del governatore sarebbe quella di non aver replicato a quella frase infamante e minacciosa e di non essersi neppure indignato dopo averla sentita. Già, dopo averla sentita. Ma Crocetta sostiene di non ricordare quella conversazione e chiede lumi alla magistratura. “Non esiste agli atti nessuna intercettazione di questo tenore” la replica secca della Procura palermitana. L’Espresso però non si tira indietro: quella intercettazione esiste. La vicenda si ingrossa. Crocetta, straziato dal dolore per l’offesa ricevuta  – lui che ha costruito la propria carriera politica proprio sulla purezza dell’agire pubblico e sul contrasto alla mafia – non ci sta e addirittura arriva a minacciare il suicidio. Dalla parte del governatore non si schiera nessuno, neppure il Pd. Anzi, i Democratici sembrano voler cogliere l’attimo per scaricarlo del tutto. Gli contestano (solo ora) una serie di errori nella gestione dell’Ente ed arrivano a cavalcare il medesimo malcontento delle opposizioni. Qual è la colpa di Crocetta? Intanto: esiste per davvero quella intercettazione? Se sì, perché non viene pubblicata? Secondo: sarebbe utile sapere o ricordare che la trascrizione di una telefonata non equivale all’intercettazione della stessa telefonata. La parola scritta non riproduce il tenore del dialogo, e neppure i rumori di fondo. Mettiamo pure che il medico di Crocetta abbia pronunciato la frase contestata, siamo sicuri che Crocetta quella frase l’abbia sentita? Anche nel traffico di Palermo? Anche nel caos di un bar o di un ristorante? Anche con un’interferenza sulla linea telefonica? E se pure l’avesse sentita, è proprio necessario che la sua indignazione passi attraverso la replica verbale, il rimprovero? Come si misura il senso delle Istituzioni di un governatore, dalla capacità di mandare affanculo chi oltraggia le vittime della mafia? E se Crocetta lo avesse fatto in altro modo? Non va bene. Non provo una particolare simpatia o stima per Rosario Crocetta, non sono neppure un elettore del Pd. Può darsi che Crocetta stia amministrando male la Sicilia, che non ne sia capace. Forse è così.  Ma il linciaggio che quell’uomo sta subendo in queste ore per il suo presunto silenzio “assenso”, lo trovo del tutto fuori luogo, indegno e poco rassicurante per chi crede nella democrazia e nella libertà, della Sicilia e dell’Italia tutta.