Mercato San Severino: Quelli che la danza, in scena 2 performance

In Inverno sembra che il paesaggio si fermi mentre tutt’intorno il tempo scorre. Ogni piccolo cambiamento si riflette in uno scenario dai tratti argentati, luminoso ma cupo: questa è l’ambientazione di “Capitolo I – Inverno”, messinscena che la compagnia Giardino Chiuso porterà in scena, domani sera (giovedì 21 maggio alle ore 21)  sul palco del Teatro Comunale di Mercato San Severino. L’appuntamento rientra nell’ambito di Quelli che la danza, la rassegna itinerante, a cura di Mario Crasto de Stefano, e del danzatore e coreografo Claudio Malangone, realizzata sotto l’egida del Teatro Pubblico Campano. La rappresentazione, su coreografie di Patrizia De Bari, ci vede coinvolti in una visione romantica, ma l’Inverno gelido e nevoso custodisce un aspetto arido e desolato. Le stagioni della natura, che hanno ispirato suggestioni a molti artisti, tra pittori, scrittori, musicisti di ogni tempo, ci suggeriscono una riflessione di carattere psicologico, sull’attesa, sulla stasi, sull’avanzamento del tempo. La compagnia toscana Giardino Chiuso, diretta da Tuccio Guicciardini e Patrizia De Bari ha al suo attivo numerose produzioni di teatro-danza, replicate in Italia e all’estero. Dal 2001 è promotrice della rassegna invernale “Leggieri d’Inverno” al Teatro dei Leggieri di San Gimignano condividendo un progetto attento verso i nuovi linguaggi, nella convinzione che le realtà del “teatro periferico” possano essere un traino produttivo e propositivo nel sistema teatrale italiano. A dare prosieguo alla serata sarà Borderline Danza con “Il canto di Orfeo”, su corepgrafie di Malangone; ad interpretare la piece saranno i danzatori Luigi Aruta e Alessandro De Santis. “…La strada lunga di paure ormai compiuta – si legge dalle note di regia –  Euridice saliva all’aria della terra dietro ai passi di Orfeo……. e poi più non vide lui che vaghe ombre toccava, lui che voleva parlare della luce…” Nell’atmosfera impalpabile dell’attesa e della dolorosa e masochistica reminiscenza del passato i due protagonisti rimangono nello stesso posto, incatenati dalla separazione, dalla distanza, dal perdersi o dal non ritrovarsi. Uno studio sulla resistenza, sul dolore, sulla mancanza. La compagnia sviluppa da sempre un lavoro di ricerca rivolto a una decodificazione dei linguaggi, cercando di destrutturare il movimento che nasce dalla propria capacità di introspezione. Borderline dunque da intendersi quindi come linea di confine che ridisegna continuamente il concetto di esperienza e di rappresentazione nei suoi protagonisti.