Le 75 candeline della tigre di Cremona

di Rita Occidente Lupo

Ha spento le sue 75 candeline, nella casa di Lugano, ieri l’amante della “Tintarella di luna” venuta fuori dalle scene da 37 anni. Nessuno avrebbe mai immaginato che l’ultima sua comparsa, una sera del 1978, quell’interpretazione più che mai sensuale ed a squarciagola,  salutasse il pubblico che l’aveva sempre seguita. Non stancandosi d’applaudirla anche attraverso le note malinconiche, del cuore infranto, nelle burrascose vicende personali, che la videro sempre malata di nostalgia. Ed a caccia di quell’autenticità del cuore, tra sbavature romantiche ed aggressiva voglia d’andare sempre avanti. Non a caso la Padania, alla quale aveva voltato le spalle, lasciandosi non solo il nome anagrafico Anna Maria Mazzini, per mutuarlo con Mina, sarebbe stata solo uno sbiadito ricordo. Grandi interpreti e compositori, attori e musicisti, cantautori e presentatori a farle corona nelle continue trasmissioni, riconoscendole un talento innato. Per quel timbro vocale, che le consentiva costanti mutamenti nel portare avanti un motivo tutto d’un sol fiato: difficile interpretare anche quelle canzoni che hanno fatto la storia del tempo e che finiscono ancora per cullare emozioni: “Il cielo in una stanza” non desiste dall’oblìare ogni coppia d’innamorati. Non scevra da interpretazioni con talenti del calibro di Celentano, Battisti, in tanti a volerla estrapolare dall’Italia, come Sinatra, per farla volare sotto un altro cielo. E se la struggente storia di Marinella, ebbe la sua meritata scena, non di meno “Se Telefonando”, scritta da Maurizio Costanzo,  nella storia della canzone italiana. La Mina esplosiva, non solo dal sinuoso aspetto fisico, con lunghe ciglia e  pettinature del tempo, altezza sfidante le gemelle Kessler, dopo aver conquistato le scene ha tirato giù la cortina della popolarità, optando per il silenzio della fama, pur continuando a mostrare spiccata attenzione all’universo giovanile e  regalando, dal “suo eremo svizzero” ancora incisioni e canzoni.