Striscia-Masterchef: quando il giullare si tradisce di fronte alla corte
Amedeo Tesauro
Agli spettatori televisivi non sarà sfuggito il caso degli ultimi giorni, la querelle tra la trasmissione di SKY Masterchef e il tg satirico della TV italiana, ovvero Striscia la notizia. Il programma di Antonio Ricci ha infatti annunciato in anticipo il vincitore del talent, Nicolò Prati, rivelando che quest’ultimo aveva lavorato presso lo chef stellato Claudio Sadler (del quale venivano riportate le parole raccolte attraverso una telecamera nascosta). Sia il concorrente che lo chef hanno negato, Sadler in particolare si è detto raggirato parlando di montaggio fatto ad arte, Striscia dal canto suo ha già annunciato che trasmetterà il video integrale a conferma della propria tesi. Tuttavia il caso è un altro, al di là della questione specifica. Perché nel mettere in piazza la vicenda, Striscia si è macchiata di un peccato oggi imperdonabile: lo spoiler. Chi è pratico di serie TV conosce il termine, ma vale anche per altri contenuti: avete presente quando vi rivelano il finale di un libro che ancora non avete letto? Un evento importantissimo di una puntata futura del vostro telefilm preferito? Oppure vi hanno mai rovinato un colpo di scena di un film che desideravate vedere? Quello è uno spoiler. Nell’epoca attuale, dove i prodotti mediali vengono consumati in abbondanza, chi spoilera (esiste anche il vero ovviamente) è guardato con disprezzo e rabbia. Striscia ha consapevolmente deciso di giocare tale ruolo, e dato che la vicenda pare una bolla di sapone l’impressione è che Striscia nell’occasione abbia lavorato come braccio armato nel gioco della concorrenza televisiva. Non sarebbe certo il primo caso di spoiler televisivo, in Italia sempre ad opera di Mediaset è rimasto famoso Maurizio Costanzo che si “lascia sfuggire” il finale della fiction della concorrenza La piovra. Eppure è un mezzo passo falso per il programma di Ricci data la cattiva pubblicità che sta arrivando sul programma, giacché un programma come Striscia necessita dell’appoggio dell’opinione pubblica per funzionare e prosperare. Striscia è un caso da manuale di infotainment, ovvero un programma che unisce intrattenimento e informazione, di più è il programma di infotainment per definizione della TV italiana. Il termine ha due significati: programmi che utilizzano l’informazione in maniera tale da montare uno spettacolo o, invertendo gli elementi, programmi che pretendono di intrattenere ricorrendo a servizi mirati che sfociano nell’informazione, nella denuncia seppur spettacolare; da un lato La vita in diretta e Pomeriggio Cinque, dall’altro Striscia la notizia e Le iene. Ma programmi del genere necessitano del consenso, devono denunciare e sottolineare un malcostume evidente e condivisibile dal pubblico, in maniera tale che quel pubblico sia irritato/sdegnato/intrattenuto da quel servizio, e naturalmente così facendo la stessa autorevolezza di chi denuncia si rafforza. Se Striscia non si mette dalla parte del pubblico, che lo segue in massa, ma si presta in maniera così sfacciata a fare gli interessi del padrone prestandosi per giunta alla pratica odiosa dello spoiler, allora si aliena la simpatia del pubblico che gli è necessaria. Del resto i critici del programma non hanno mai smesso di sottolineare la natura ambigua di Striscia, quella propria del giullare di corte, ovvero una figura che ridicolizzava il re in pubblico ma solo ed esclusivamente col consenso del re stesso, una satira istituzionalizzata che soltanto in apparenza pungeva ma in realtà sdrammatizzava senza fare danni. Si può pensarla come si vuole sulla natura di Striscia, ma nel caso specifico i critici hanno decisamente avuto ragione. Foto: huffingtonpost.it