Roccapiemonte: Giorgio Fontana, vincitore Premio Campiello a Palazzo Marciani

 Riflettori ancora puntati su Roccapiemonte.Sabato 14 febbraio, alle ore 18, a Palazzo Marciani (frazione Casali, Roccapiemonte), il vincitore della cinquantaduesima edizione del Premio Campiello, Giorgio Fontana, incontrerà il pubblico. L’evento sarà moderato da Orlando Di Marino, socio fondatore di Fedora. Insieme a Fontana interverranno Mario Pagano, Presidente di Rosa Aliberti ed Isaia Sales, storico, docente dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Sarà questa l’occasione di incontrare la più autorevole testimonianza di romanzo civile e di impegno sociale che abbia prodotto la narrativa contemporanea. I presupposti sono quelli di sempre, quelli che hanno fatto diventare Roccapiemonte un centro culturale di tutto rispetto. Ha dichiarato, infatti, Giorgio Fontana: <<Uno degli aspetti più gratificanti dei tour di presentazione è che a volte ti capita di arrivare in luoghi meno conosciuti di altri, dove però il livello di entusiasmo – fin da prima di mettere piede nel posto! – è altissimo. Credo sia questo il senso di fare cultura in modo indipendente. Con Roccapiemonte, mi sembra che le cose stiano proprio così.>> Legge e giustizia sono al centro della narrativa di Giorgio Fontana. In questo suo ultimo lavoro editoriale, “Morte di un uomo felice”, la storia ci riporta indietro nel tempo alla stagione del terrorismo. Nel 1981 il magistrato Giacomo Colnaghi è sostituto procuratore nel Tribunale di Milano incaricato di indagini di terrorismo. Sono anni di tensione e di morte, gli anni delle uccisioni di Emilio Alessandrini e di Guido Galli, per restare solo dentro al Palazzo di giustizia. Colnaghi non si accontenta di indagare sui delitti e di condurre interrogatori, vuole scrutare le ragioni dei terroristi, porsi dal loro punto di vista, capire perché. Consapevole che non è con gli arresti e la prigione che si troverà una soluzione. Ecco allora i lunghi ragionamenti con l’amico libraio Mario, ecco il viaggio all’indietro nel tempo a ripensare alla vita del padre, partigiano morto a 23 anni lasciandolo solo e bambino. L’infanzia in provincia, la famiglia di modeste condizioni economiche, la formazione cattolica, una fede vissuta con profonda convinzione e gioia. Fino al concorso e all’ingresso in magistratura. Giorno dopo giorno, consapevole di essere uno degli obiettivi dei terroristi, non si tira indietro, non è un eroe, ma più forte della paura è il desiderio di comprendere e di andare fino in fondo. In un’estate afosa, in una quotidianità fatta di camere di sicurezza e interrogatori, di pedalate in bicicletta, di letture, Colnaghi riflette e ragiona, con se stesso e con Doni, sì, Roberto Doni, il protagonista di Per legge superiore, che nell’anno 1981 in cui è ambientato il romanzo è un suo collega più giovane e defilato. Profonde le parole su Fontana di Benedetta Tobagi, figlia di Walter, giornalista assassinato dalla “Brigata XXVIII marzo” nel 1980: «Giorgio Fontana ha scritto un romanzo – lucido, bellissimo – che ancora mancava. Un romanzo che stavo aspettando. Attraverso la storia del magistrato Colnaghi, il suo sguardo, la sua solitudine, riesce a penetrare la dimensione della vita quotidiana al tempo del terrorismo. E lo fa senz’ombra di ambiguità verso l’abisso della violenza, ma al tempo stesso senza sacrificare una briciola della complessità del mondo in cui il protagonista è immerso, dei dilemmi che si trova ad affrontare, cercando di fare, semplicemente, le cose giuste. Un uomo intelligente e buono, odiato senza ragione: come tanti che sono stati assassinati dagli “uomini dell’ira” in quella stagione. La letteratura ha il potere di penetrare la realtà come una lama, e insieme di accompagnare il lettore nel mondo come una forma di consolazione. Che questo libro delicato, tagliente e doloroso sia stato scritto da un narratore italiano nato nel 1981, lo stesso anno in cui il suo protagonista viene assassinato, è per me fonte di consolazione. E di speranza».