Il disastro Italia

 Giuseppe Lembo

Povera Italia nostra! Dal Nord al Sud, per una sua fragilità territoriale ormai sistemica e consolidata, se ne cade a pezzi; frane, inondazioni, esondazioni di fiumi e di torrenti oramai sono all’ordine del giorno. Le tante strade interrotte, le abitazioni e gli istituti pubblici sempre più insicuri, sono le prove provate di un disastro Italia da tempo annunciato e per il quale non si sa fare altro che aggiungere promesse a promesse ed ipocritamente quella solidarietà fotocopia d’occasione che si ripete di volta in volta purtroppo nell’Italia sempre più disastrata dal Nord al Sud. I cittadini italiani per proteggersi e vivere in tranquillità hanno abbondantemente pagato il loro prezzo; un carico fiscale di ben 40 miliardi ed oltre, compensato da interventi di risanamento dell’ammalato suolo italiano per soli 400 milioni. La solita burocrazia sistemica ha provocato, come a Genova e dintorni, ritardi negli interventi da porre in atto per la ormai non più rinviabile messa in sicurezza dei territori che, forse anzi sicuramente, potevano evitare disastri e perdite di vite umane. Purtroppo ed a malincuore c’è da dire che il disastro Italia è perfettamente riuscito.

Altro che gufi e corvi d’assalto che si compiacciono di parlare di sventure, tra l’altro, dicono i solone del potere, inventandosele, per buttare inopportunamente fango sul Bel Paese che invece, per qualità della vita, è in tutto, la Bengodi del mondo.

L’Italia una terra magica dove tutto va bene; una terra da sogni, dove tutti possono godersi la vita in sicurezza, in libertà, in certezze infinite per il proprio futuro.

Purtroppo, non è così! Purtroppo, sono tante le malefatte ed i malfattori da scovare e da mettere alla gogna.

È inutile nascondere più oltre sotto le ceneri i mali profondi di un’Italia che soffre di gravi sofferenze antropiche da rimuovere se ci si vuole salvare; se si vuole rivedere la luce dopo tante ombre di disumana insipienza nei comportamenti di un fare che, come non mai, ha tradito il futuro italiano; ha tradito i sogni degli italiani onesti, portandosi via anche la speranza che, come raccomanda il saggio ma inascoltato Papa Francesco sia dalla sua Chiesa sia dallo Stato italiano con cui è da tempo in uno stretto rapporto concordatario, non deve mai morire; non deve mai abbandonare gli uomini della Terra.

Nel nostro Paese può ormai succedere di tutto.

È quanto mai attuale il libro di Antonio Pascale (2014) scritto insieme ad altri dal titolo eloquente “Figuracce”.

Viviamo in un’Italia divisa, con scarsa identità nazionale; c’è, guardandosi attorno, tanta, tanta indifferenza per tutto. Tutto è fortemente trascurato; tutto è oziosamente abbandonato a se stesso.

Che fare? Occorre un obiettivo e diffuso processo di rigenerazione; tutti devono sentirsi coinvolti nel fare la loro parte; prendendosi così in mano il proprio destino, purtroppo irresponsabilmente affidato a mani italiane assolutamente poco affidabili.

Occorre ricominciare; occorre rigenerare l’Italia.

Per fare questo, occorre, prima di tutto, cancellare i genocidi culturali che per troppi decenni abbiamo subito in silenzio, senza muovere un dito.

Purtroppo, senza allarmistiche esagerazioni, il clima in cui viviamo è apocalittico. Non si può fare finta di niente e tanto meno voltarsi con lo sguardo dall’altra parte.

Continueremmo e molto inopportunamente in quel genocidio culturale tutto da cancellare.

Basta con quel fare astratto e con quell’indifferenza che non ha fatto crescere il nostro Paese, rendendolo uno stato moderno, capace di affrontare e di risolvere tutte le sue complessità, così come richiesto dall’universalità antropica del nostro tempo e da un’economia globale, con protagonista un ceto sociale fortemente  stratificato che deve, prima di tutto, sapersi attivamente confrontare al suo interno ed altrettanto attivamente con altre realtà complesse.

Per pensare concretamente al futuro che verrà dobbiamo, da protagonisti, agire attivamente, scrollandoci di dosso quel senso di falso immaginario collettivo che da troppo tempo ci ha spinto verso quel malessere da cui bisogna uscire per non morire insieme all’Italia in rovina che da più parti non regge più e se ne sta cadendo a pezzi, nell’indifferenza di chi ha il compito di proteggerla.

La prima virtù italiana da mettere subito in campo è quella della fiducia italiana in noi stessi; una fiducia senza se e senza ma che ci deve rendere, innovando, capaci del cambiamento umano, sociale ed economico di cui ha assolutamente bisogno il nostro Paese.

Bisogna mutare la percezione di noi stessi, allargando le nostre conoscenze e mettendo in comune quel necessario bagaglio di passioni e di idee, grazie al quale  avremo poi sicuramente il coraggio di cambiare e di costruire da protagonisti un’Italia nuova; un’Italia unita e solidale, che un giorno, mi auguro presto, restituendoci la percezione di noi stessi, ci porterà ad una rigenerazione umana da italiani nuovi; da italiani attrezzati a costruire il proprio futuro, cancellando quel passato maledetto del nostro presente, in quanto trattasi di un passato tutto da dimenticare; tutto da cancellare.

È ormai giunta l’ora di fermare il disastro Italia; basta con le acque e le frane che travolgono tutto e tutti.

Bisogna ed in fretta, porre mano con la dovuta urgenza, al territorio italiano fortemente ammalato, perché da troppo tempo abbandonato a se stesso; perché indifferente e stupidamente maltrattato dall’uomo, il primo carnefice dell’Italia che, con il suo silenzio complice, impone al Paese disastri come quello di Genova con perdite di vite umane, vittime civili annunciate, una grave macchia nera nella storia di un’Italia che, mediocrizzata com’è, ormai non si meraviglia più di niente, per cui tutto diventa ordinariamente normale.

Di un tale orizzonte italiano limitato e senza prospettive di un futuro possibile, oggi né è protagonista Premier, Matteo Renzi, ex Sindaco di Firenze; per il nostro presidente del Consiglio è eccessivamente ed inopportunamente allarmante parlare di disastro Italia; è altrettanto, assolutamente inopportuno parlare di crisi del sistema Italia.

Tutto va tranquillamente bene; a suo dire, non c’è proprio, di che preoccuparsi.

A garanzia della buona salute italiana c’è il sorriso rassicurante del Matteo italiano che, anche di fronte alla tragedia italiana di Genova, il cui disastro rappresenta l’ultimo anello di uno sfascio senza fine, si offre serenamente sorridente alle telecamere che se lo contendono per una comunicazione-spettacolo senza fine, da considerare sempre più inopportuna, sempre più inutile per il nostro Paese ormai in ginocchio; per un Paese che soffre e che a ben guardarlo, fa solo piangere per cui, anche per il nostro Premier è fuori luogo ridere, sbeffeggiando di fatto le tante disgrazie italiane che, sempre più spesso, si assommano anche al costo eccellente di vite umane, per fatti ormai da tempo annunciati, ma purtroppo indifferenti ai più come tutte le cose di questo nostro malcapitato Paese, oggi insipientemente governato, con la gente che non crede più a niente e la politica spettacolarizzata con al centro una sceneggiata infinita, con un copione da tempo immutato.

Quella di Genova è, purtroppo, una tragedia annunciata; nessuno e niente può perdere altro tempo, dandosi appuntamento ad un altro evento calamitoso che non è assolutamente nuovo, avendo come ha, le sue radici in analoghi eventi di un passato non lontano purtroppo cancellato, appellandosi alla ormai diffusa coscienza italiana dell’indifferenza per tutto e per tutti; tanto è l’espressione alta della nostra bella Italia nell’anno del Signore 2014, tempo di un nuovo secolo e di un nuovo millennio che, stando ai suoi primi passi, purtroppo, non promette niente, ma proprio niente di buono per l’Italia e per il mondo, orfano com’è di valori e di quell’etica senza la quale è difficile poter pensare ad un mondo umanamente migliore.

Il Paese Italia ha urgente necessità di cambiare; non può assolutamente starsene con le braccia conserte di fronte alle tante tragedie annunciate.

Il nostro Paese per non morire deve andare oltre le stupide logiche dei teatrini della politica; riprendendosi, come si conviene, da protagonista la scena, deve saper concretamente dare le dovute risposte alle tante cose italiane dimenticate e non più rinviabili.

La protezione italiana del suolo è una priorità assolutamente non più rinviabile.

Oltre questa, nell’agenda di chi governa, deve apparire l’altrettanto urgente necessità del lavoro e del lavoro giovanile in particolare; deve apparire l’impegno per un’Italia diversa e nel rispetto del diritto fondamentale dell’uomo; deve esserci quell’attenzione dimenticata per il Sud, oggi assolutamente indifferente alla politica italiana.

Caro Matteo Renzi, l’Italia è stanca; è stanca di subire in silenzio le tante offese italiane che oggi gridano vendetta al cospetto di Dio.

È stanca di un sistema assolutamente inefficiente che ci porta a vivere in una condizione umana dal malessere infinito.

È stanca dei brutti teatrini della politica ad un punto tale da far gridare a tanti, a tanti italiani onesti e per bene, la triste e brutta frase “mi vergogno di essere italiano”.

Di questa Italia ci si può purtroppo anche vergognare; di questa Italia ci si può indignare e non più riconoscersi.

Ha fatto bene il giornale “Il Corriere della Sera” a titolare in prima pagina “Il fango di Genova vergogna del Paese”.

Ma chi si deve concretamente vergognare, si vergogna?

Si vergogna e chiede come di dovere scusa all’Italia ed agli italiani onesti, ridotti a sudditi di un sistema Paese assolutamente fallimentare, subendo sulle loro teste i teatrini della politica e le infami decisioni di tecnocrati e boiardi di Stato, indifferenti di fronte a tutto? Indifferenti anche di fronte alla tragedia di Genova che fa dire a Gabrielli, responsabile della Protezione Civile “basta con le polemiche”?

Forse il basta con le polemiche è necessario per ascoltare le promesse di sempre “Mai più! Mai più!”

No, questo non è più assolutamente possibile. Non ci dovrà essere una prossima volta per tragedie del genere.

Chi ha la responsabilità, burocrazia italiana compresa, si rimbocchi le maniche e con la dovuta urgenza, rimetta in funzione l’ormai troppa arrugginita macchina italiana, in difesa del suolo italiano abbandonato a se stesso e dei diritti dei cittadini italiani sempre più negati, ad un punto tale da africanizzare il nostro BelPaese, riducendolo ad un Paese senza futuro; un Paese dalla vivibilità sempre più difficile, soprattutto per i tanti a cui il sistema Italia non garantisce neppure il necessario per vivere, avendone ridotte le capacità produttive purtroppo sempre meno capaci di produrre reddito, mentre la P.A. continua a sprecare ed il bel welfare italiano continua ad essere disumanamente cancellato ad esclusivo danno dei deboli d’Italia, indifferenti a tutti, con l’esclusione del solo fisco che cerca di sottrarre ai tanti umanamente svantaggiati d’Italia, anche l’ultimo centesimo di euro.

Mentre c’è tanta rabbia per il malgoverno diffuso, causa di un profondo malessere italiano, si avverte in tanti il senso dell’orgoglio italiano in quel meraviglioso volontariato sempre pronto con la sua presenza, la sua solidarietà, il suo umano fare per gli altri.

Grazie Angeli del fango! L’Italia vi ringrazia per la vostra meravigliosa presenza ed il vostro lavoro volontario per Genova e per la sua gente comune ancora una volta provata da disastri annunciati.

 

                                                                                                           

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