Salerno: Rifondazione Comunista su elezioni provinciali

 Il 12 ottobre ci saranno le elezioni per scegliere i nuovi consiglieri provinciali e i presidenti delle province Siamo all’epilogo di una serie di provvedimenti culminati col decreto Del Rio (legge 56 del 24 aprile 2014) che hanno portato in maniera confusa e demagogica al finto scioglimento delle province – sbandierando strumentalmente il tema a noi caro della lotta contro i costi impropri della politica – ma col fine esplicito, dei governi neoliberisti che si sono succeduti negli ultimi anni, di smantellare un altro pezzo di democrazia, abolendo l’ elezione diretta da parte dei cittadini e senza nessun disegno organico di ridisegno del ruolo delle autonomie locali come strumento per fornire servizi e diritti ai cittadini – soprattutto ai più deboli – e tutelare territorio ed ambiente. Via, dunque, il potere dalle mani dei cittadini e delle cittadine: nella migliore delle ipotesi saranno i capibastone dei vari partiti “a vocazione maggioritaria” a decidere chi e come dovrà essere eletto. La definiamo “la migliore delle ipotesi” perché l’altro scenario (che pure sarà diffusissimo) vedrà miriadi di consiglieri eletti nelle liste civiche sedotti dalle promesse e dalle sirene dei vari candidati presidente e dai loro burattinai. Per Rifondazione Comunista la Provincia deve (ri)assumere la funzione di ente in grado di valorizzare i cambiamenti e i conflitti, di eliminare le disuguaglianze e le emarginazioni, di portare un miglioramento della qualità della vita, la certezza di un lavoro sicuro e di qualità in un territorio dove sono tantissimi i comuni privi di una dimensione sufficiente a far fronte alle esigenze della popolazione. Rifondazione Comunista guarda ai cittadini come soggetto e non come oggetto, anche ora, di fronte ad una legge elettorale così profondamente anti-democratica. La Segreteria Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Salerno si è impegnata, con i propri rappresentanti istituzionali a costruire un protagonismo di sinistra, un processo politico tale da attraversare l?appuntamento elettorale, lanciando un appello a quanti avessero deciso di tenere la barra dritta sui valori della democrazia e partecipazione, di interpretare la questione dello sviluppo della provincia avendo presente la salvaguardia del territorio e la valorizzazione di esso, partendo dall’affrontare seriamente la questione viabilità; la risoluzione dell?inquinamento ambientale, partendo dal no all’inceneritore di Salerno e passando per lo scempio degli scarichi di percolato delle discariche; la riconversione ecologica del sistema produttivo, da troppi anni in crisi e che registra continue chiusure delle fabbriche e famiglie senza stipendio; la valorizzazione delle risorse agricole, con l’agricoltura volano della nostra economia; la valorizzazione dell?istruzione, affrontando finalmente le emergenze legate all?edilizia scolastica; la declinazione in forme nuove del tema della salute, dalla prevenzione alla cura; della difesa dell?ambiente, del lavoro/non lavoro e delle migrazioni, in una provincia che necessità un piano di sviluppo che crei risposte occupazionali che contrastino il continuo aumento del tasso di disoccupazione e abbandono della propria realtà per cercar fortuna altrove. Trattandosi di elezioni di secondo livello, era ed è evidente che il principale destinatario dell?appello era Sinistra Ecologia e Libertà che, tuttavia ha preferito impelagarsi in un?alleanza con il PD, che non presenta neppure i connotati dell?alleanza di centro-sinistra, estendendosi all?UDC di Luigi Cobellis. Coalizione, peraltro, non imposta dalla legge Del Rio, che non prevede il meccanismo di collegamento tra liste e presidenti, ma frutto di una deliberata volontà politica. Né possono bastare le alchimie nominalistiche e il precipitoso cambio del nome del contrassegno della lista. In un ente che deve tutelare un territorio vasto, variegato e complesso come la Provincia di Salerno, la risoluzione dei problemi non può prescindere dalla condivisione di visioni politiche di fondo. Tanto premesso, il Comitato Politico Federale del Partito della Rifondazione Comunista della provincia di Salerno, non essendosi potuta praticare una chiara alternativa alle larghe coalizioni, anche per le restrizioni poste da una legge antidemocratica e con forti caratteri di anticostituzionalità, ha deliberato di dare indicazione di non voto, invitando i compagni che ricoprono ruoli istituzionali a sottrarsi a questo bluff, con un atto di “disobbedienza civile”, mandando così un chiaro segnale al governo centrale, che da una parte taglia risorse preziose agli Enti Locali e dall’altra chiede agli stessi amministratori locali della nostra provincia di partecipare a questa farsa. Il CPF invita tutti i cittadini a tenere alta la guardia per la tenuta democratica del Paese e per l?efficacia della rappresentanza politica, visto che il meccanismo antidemocratico che regola il rinnovo delle province sottraendo il diritto di scelta ai cittadini, altro non è che il prototipo della riforma dell?elezione del Senato, con il pallino del gioco in mano, in quel caso, ai consigli regionali.