La moda santa femminile, modesta, elegante

Aveva profetizzato la piccola veggente di Fatima, la beata Giacinta Marto, nel 1917: ‘Verranno certe mode che offenderanno molto Nostro Signore. Le persone che servono Iddio non debbono seguire le mode. La Chiesa non ha mode. Nostro Signore è sempre lo stesso. I peccati che portano più anime all’Inferno sono i peccati impuri. Se gli uomini sapessero che cos’è l’eternità, come farebbero di tutto per cambiare vita!…’
“Desidero che voi tutti, miei carissimi figli spirituali, attacchiate con l’esempio e senza alcun rispetto umano una santa battaglia contro la moda indecente. Dio sarà con voi e vi salverà!… Le donne che cercano la vanità nelle vesti non possono sentirsi mai appartenere a Cristo, e codeste perdono ogni ornamento dell’anima non appena questo idolo entra nei loro cuori. Si guardino da ogni vanità nei loro vestimenti, perché il Signore permette la caduta di queste anime per tali vanità”.

(San Pio da Pietrelcina)

GRAZIA SU GRAZIA E’ UNA DONNA PUDICA, NON SI PUO’ VALUTARE IL PESO DI UN’ANIMA MODESTA (Sir. 26,15)
“Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati considerando la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti -; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. Così una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia. E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere” (1^Pt.3,1-7).
LA MODA SANTA: FEMMINILE, MODESTA ED ELEGANTE
Prima di concludere la tematica dedicata al nono comandamento, vorrei fare qualche considerazione sull’importanza capitale che rappresenta il recupero da parte delle donne cristiane, di una vera e autentica femminilità, senza la quale non si vede davvero come si possa uscire dal baratro in cui siamo caduti almeno in occidente. Solo una breve parentesi introduttoria. A qualcuno potrà sembrare strano o esagerato che dei meri peccati di pensiero o desiderio possano essere – quando commessi con piena avvertenza e deliberato consenso – dei veri e propri peccati mortali. Ora, a parte le considerazioni a suo tempo esaminate circa le parole del Signore riguardo il guardare una donna per desiderarla (equivalente a commettere adulterio nel proprio cuore), bisogna ricordare che il Sacro Concilio Tridentino, Concilio dogmatico dall’inizio alla fine, nel decreto sul sacramento della Penitenza contro i vari minimalismi etici di origine protestante, afferma chiaramente quanto segue: “I penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti e commessi soltanto contro gli ultimi due comandamenti del decalogo, perché spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente ammessi”. (Concilio di Trento, Decreto sul Sacramento della Penitenza, DS 1680). Segue la scomunica per chi nega che i peccati “anche segreti” contro gli ultimi due precetti del decalogo siano mortali e quindi oggetto obbligatorio della confessione (DS 1707). Per quanto questo possa suonare strano nel nostro mondo pansessualista e pansessualizzato, così è. A mio avviso è fondamentale per tutte le donne che si fregiano del nome di figlie di Dio ricominciare, dopo anni di becero e insulso femminismo, a ricuperare quella che ho definito una sana, vera e autentica femminilità. Questo sia a livello di atteggiamenti interiori, sia a livello di scelte di vita e di comportamento, sia anche a livello di segni e gesti esteriori, in primis un modo di vestire che rispecchi i canoni della modestia cristiana, della sana bellezza, di un rispetto assoluto verso il proprio corpo e la sua santità. Come deve vestire una donna? Le tre parole chiave sono proprio nell’intestazione di questa benedetta pagina: in modo femminile, in modo modesto e in modo elegante. In modo femminile vuol dire che è giunto il momento di dismettere gli abiti a forgia o concia eminentemente maschile, che oltre a non salvaguardare spesso la decenza e il pudore, rappresentano anche una sorta di adesione implicita a quello slogan femminista in base a cui tra uomo e donna, tra maschio e femmina non c’è nessuna differenza. Niente di più falso e di più fuorviante. La donna è “per DNA” (se e quando è degna di questo nome) immagine ed espressione vivente dell’amore e della dolcezza, atteggiamenti in cui l’uomo è, strutturalmente e per definizione carente, a vantaggio delle prerogative virili del dare sicurezza e governare eventi e situazioni con quella dose di prudenza e distacco difficilmente riscontrabili nell’emotività viva e dirompente del genere femminile. Dunque la prima cosa da raccomandare alle figlie di Dio è riconoscere la bellezza e l’importanza di essere donne e di mostrare questa “santa fierezza” anche nell’acconciatura esteriore, che rispetti ed esprima adeguatamente la femminilità.
In modo modesto vuol dire evitando, anche nell’abbigliamento proprio del genere femminile, capi e mode che offendano il decoro, la decenza, il pudore e la modestia. Esistono infatti le gonne, ma anche le minigonne; esistono scollature procaci, toppini e bretelline, oggi indossati senza troppa preoccupazione e con tranquilla disinvoltura in quanto accettati, anzi approvati, dall’evolversi del “pubblico costume”. Molte volte questi abiti, mi si consenta, oltre che il decoro offendono anche la raffinatezza, divenendo espressione di pessimo gusto se non addirittura scostumatezza, che danno fastidio anche a quelle persone che, pur senza essere troppo spirituali, hanno conservato un minimo di signorilità e buona creanza.
Infine in modo elegante. Molte donne scambiano la femminilità con la mortificazione e cominciano a dire: “Eh, ma io mica posso andare in giro vestita come una suora!”. Nessuno ha mai detto questo. I canoni e gli stili a cui deve ispirarsi una donna che vive nel mondo, sia essa sposata o no, non devono necessariamente prevedere delle forme di mortificazione assoluta oppure esigere che esse appaiano “brutte” o sciatte. Vestirsi in maniera femminile non vuol dire prendere in presto l’abito di una suora di clausura oppure avere come modello lo stile che caratterizza la cultura (peraltro rispettabilissima) delle donne ROM. Salvaguardata la modestia e la femminilità, la donna può e, a volte, deve essere elegante, vestirsi con buon gusto, in maniera anche raffinata e bella. Sarà lei a dover indirizzare al bene con le buone intenzioni tale atteggiamento, facendolo, qualora sia sposata, per piacere al marito come insegna san Paolo e, se non sposata, per piacere al Signore e per mostrarsi con decoro nei luoghi in cui vive e opera. Ma una sana bellezza, anche quella della moda femminile, a mio modestissimo avviso, sarà salvezza per molte donne e per molte famiglie e ridonderà a indubbio beneficio non solo della Chiesa ma dell’intero consorzio umano.
(testo di Don LEONARDO MARIA POMPEI)