Al via semestre italiano UE: rottamazione alla prova europea

Amedeo Tesauro

L’avvio del semestre italiano alla UE sembra quasi piazzato ad arte per permettere di mandare avanti la storia di Matteo Renzi, trionfatore in patria ed ora chiamato alla prova europea. Proprio a lui va dato atto di aver diffuso un clima di ottimismo, motivato o meno lo diranno i risultati, che quantomeno in superficie ridà all’Italia lo splendore necessario per presentarsi in Europa a testa alta. Forte di queste certezze, il premier ha aperto il semestre europeo riproponendo le posizioni che tanto hanno pagato in campagna elettorale: sì all’Europa, ma bisogna cambiare, rottamare per rimanere nel gergo. Se gli euro-scettici rifiutano l’idea stessa alla base dell’Unione e ne invocano a più gradi la dissoluzione, Renzi guida la compagine dei riformisti, ovvero di quelli fedeli alla linea europea ma abbastanza scettici da non accettare imposizioni senza condizioni. Un ruolo in linea con la storia politica renziana, il cui successo è sempre passato da un rinnovamento interno alle istituzioni, prima la segreteria PD poi Palazzo Chigi, ben diverso dal mutamento distruttivo e d’opposizione di altri partiti, Movimento 5 Stelle su tutti. Ecco allora che la differenza nei rapporti italiani con l’Unione tra il nuovo premier ed i precedenti sta proprio nell’opposizione costruttiva ora promossa, quantomeno a livello retorico. Con Monti divenne famoso il tormentone “ce lo chiede l’Europa”, formula bene o male riutilizzata da Letta, con Renzi il mantra si trasforma in “dobbiamo mettere i conti a posto per noi, non perché ce lo chiede l’Europa”, un rovesciamento di prospettiva che dà sicurezza, donando l’impressione di essere padroni del proprio destino. Poco sorprende dunque la prontezza nelle risposte alle critiche o l’avvertimento alla Bundesbank a rimanere fuori dallo scenario italiano, sta in tale aggressività politica l’affermazione renziana. Ancora una volta accelerare, sempre più veloce per dare un segnale forte ai propri avversari ancor più ai propri cittadini, i quali potrebbero dubitare alla prima frenata brusca. Non si può vivere, però, solo di comunicazione politica e strategia retorica, la rottamazione deve passare attraverso prove concrete. Se in Italia il cammino delle riforme suscita qualche perplessità, il semestre italiano è l’occasione per porre al centro del dibattito europeo temi scottanti: l’immigrazione, con i suoi barconi ed i morti che ormai non fanno più notizia; l’occupazione, con in testa quella giovanile; la crescita, perché l’austerità non basta e forse non è mai bastata a risolvere le cose. Sei mesi a disposizione per dimostrare di voler davvero “riscrivere le regole del gioco”, sei mesi per rinforzare la centralità italiana nella UE dopo aver fatto per anni da spettatori.