Il cardinale Gianfranco Ravasi e gli angeli

  don Marcello Stanzione

Gianfranco Ravasi, consacrato arcivescovo da papa Benedetto XVI, è presidente del Pontificio Consiglio della cultura e delle Pontificie Commissioni per i Beni culturali della Chiesa e di Archeologia sacra. Esperto biblista ed ebraista, è stato Prefetto della biblioteca – Pinacoteca Ambrosiana di Milano e docente di Esegesi dell’Antico Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Per anni ha tenuto la rubrica  Il Mattutino  sul quotidiano “Avvenire” attualmente collabora a vari giornali, tra cui “L’Osservatore Romano” e “Il Sole 24 Ore”. Conduce inoltre la rubrica domenicale “Le frontiere dello Spirito” su Canale 5. La sua vasta opera ammonta a oltre centocinquanta volumi, riguardanti soprattutto argomenti biblici, teologici e letterari dove spesso ci sono richiami alla realtà angelica. Nel suo libro “ 500 curiosità della fede” edito da Mondadori nel 2009 riguardo agli angeli così scrive: “ Dalla prima pagina della Bibbia coi “Cherubini dalla fiamma della spada folgorante” posti a guardia del giardino dell’Eden (Gn 3,24) fino alla folla angelica che popola l’Apocalisse, le Sacre Scritture sono animate dalla presenza di queste figure sovraumane ma non divine, la cui realtà era nota anche alle culture circostanti a Israele, sia pure con modalità differenti. Il nome stesso ebraico, mal’ak  e greco , ànghelos  ne denota la funzione : significa, infatti, “Messaggero”. Da qui si riesce a intuire la missione,e per un’espressione del filosofo Massimo Cacciari la “necessità” (L’angelo necessario  è il titolo di una sua opera) di questa figura biblica, affermata ripetutamente dalla tradizione giudaica e cristiana, confermata dal magistero della Chiesa nei documenti conciliari (a partire dal Credo di Nicea del IV secolo) e papali, e accolta nella liturgia e nella pietà popolare. Il compito dell’angelo è sostanzialmente quello di salvaguardare la trascendenza di Dio, ossia il suo essere misterioso e “altro” rispetto al mondo e alla storia, ma al tempo stesso di renderlo vicino a noi comunicando la sua parola e la sua azione, proprio come fa il “messaggero”. E’ per questo che in alcuni casi l’angelo nella Bibbia sembra quasi ritrarsi per lasciare spazio a Dio che entra in scienza direttamente. Così nel racconto del roveto ardente ad apparire a Mosè tra quelle fiamme è innanzitutto “l’angelo del Signore”, ma subito dopo è “Dio che chiama dal roveto: Mosè, Mosè!” (Es. 3,2 – 4). La funzione dell’angelo è, quindi, quella di rendere quasi visibili e percepibili in modo mediato la volontà, l’amore e la giustizia di Dio, come si legge nel Salterio: “L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva … Il Signore darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi; sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede” (34, 8; 91, 11-12). Si ha qui l’immagine tradizionale dell’ “angelo custode”, bene raffigurata nell’angelo Azaria/ Raffaele del libro di Tobia. Il compito dell’angelo è quello del mediatore tra l’infinito di Dio e il finito dell’uomo, e questa funzione la espleta anche per il Cristo. Come scriveva il teologo Hans Urs Balthasar, “gli angeli circondano l’intera vita di Gesù, appaiono nel presepe come splendore della discesa di Dio in mezzo a noi; riappaiono nella Risurrezione e nell’Ascensione come splendore dell’ascesa di Dio”. La loro è ancora una volta la missione di mettersi vicini all’umanità per svelare  il mistero della gloria divina presente in Cristo in un modo che non ci accechi come sarebbe con la luce divina diretta. L’angelo è un segno dell’Unico che dev’essere adorato, Dio; è solo un indice puntato verso l’unico mistero, quello divino; è un mediatore al servizio dell’unico perfetto Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Signore: “A quale degli angeli” si chiede la Lettera agli Ebrei (1,5) “Dio ha detto: Tu sei mio figlio oggi ti ho generato?”. E’, quindi, pericolosa la deriva a cui ha condotto il movimento New Age con l’immissione di elementi magico – esoterici e di “misteriose presenze” nella concezione degli angeli. L’angelo può per questa via sconfinare paradossalmente in demonio. Il tema della caduta degli angeli, in verità, è molto caro alla tradizione giudaica e cristiana soprattutto popolare, ma ha una presenza solo allusiva nella Bibbia: ad esempio, c’è la Lettera di Giuda che  parla di “angeli che non conservano la loro dignità ma lasciarono la propria dimora”; oppure ci si può riferire alla Seconda Lettera di Pietro che presenta “gli angeli che avevano peccato, precipitati negli abissi tenebrosi dell’inferno” (2,4). Ciò che è netta è l’affermazione biblica della presenza oscura di Satana che cerca proprio di spezzare quel dialogo di vita e di amore tra Dio e l’umanità che l’angelo, invece, favorisce e sostiene”.