Fisciano: ricordato Berlinguer con Bassolino a 30 anni dalla scomparsa

 Anna Maria Noia

A Penta, frazione del Comune irnino, si è tenuto in questi giorni un convegno per ricordare la personalità di Enrico Berlinguer. La realtà della cittadina è sempre stata “democratica”, nel ricordo del comunista deceduto trenta anni orsono; ciò nel senso che la frazione è stata nel tempo ricca di fermenti innovativi in campo politico. Alla manifestazione, presente – tra gli altri – l’on. Antonio Bassolino, sono intervenuti: il primo cittadino Tommaso Amabile, il sindacalista Michele Pirone, i docenti universitari Alfonso Amendola, Giovanna Truda e Carmine Pinto; il moderatore Giuseppe D’Auria – in rappresentanza del comitato “Primo maggio”; i neosindaci Gianfranco Valiante (Baronissi) e Mario Bianchino (Montoro). Al termine del dibattito vi è stata la proiezione di un cortometraggio sul “compagno” Berlinguer, realizzato dal regista Mario Sesti. Torniamo alla kermesse. Partiamo dal “fondo”, cioè dall’ultimo intervento – quello conclusivo – da parte di Bassolino, in quanto pur essendo a chiosa dell’intera manifestazione è in realtà il più importante e seguito. Anche in seguito alle numerose “provocazioni” da parte del moderatore e degli altri relatori. L’onorevole si è mostrato, nel suo discutere, fervido e veemente, appassionato – una foga in linea con la figura del politico sardo, di “adozione” veneta. “I giovani di oggi non sanno chi è stato Enrico Berlinguer – ha espresso – ma all’epoca della morte fu pianto da tutti gli schieramenti, dagli intellettuali e dal popolo, a Sud e a Nord, da diverse generazioni.” “Il Pci – ha proseguito – era molto più che un semplice partito politico: allora si viveva la politica come la più forte delle passioni”. Detto questo, il già sindaco di Napoli ha ricordato la sua personale, individuale, appassionata storia ideologica al fianco di Berlinguer. Bassolino ha recentemente dato alle stampe una pubblicazione: “Le Dolomiti di Napoli” – ricordata al convegno. Il discorso del “compagno” Bassolino, un’immagine forse inedita per lui, ha convinto ed esaltato i presenti. Prima, tuttavia, si sono alternati altri oratori: dall’introduzione del sindaco Amabile in poi – e con i puntuali interventi di D’Auria – alcuni opportuni amarcord sono fuoriusciti dalle personalità invitate a dire la propria. Interessanti, tra le altre, le tesi espositive a cura del sociologo Amendola – che ha trattato della figura di Berlinguer nell’immaginario mediatico e musicale, comparando dunque la visione politica all’immagine pubblica (ma anche privata) dell’uomo Berlinguer (e questo attraverso soprattutto la filmografia di Veltroni e una canzone di Venditti: “Dolce Enrico”, tra altre hit di svariati autori) – e la relazione della Truda incentrata sul rapporto dello statista con la questione femminile, di genere. Stigmatizzata la “contemporaneità” del pensiero di questo attivo comunista, anche in maniera “dissonante” (o forse dissacrante), come ha dimostrato Carmine Pinto: in particolare Pinto si è soffermato sulla opportunità di celebrare Enrico Berlinguer in maniera non retorica – il che era anche l’obiettivo del Comitato “Primo maggio”, rappresentato da Rocco Iannone, nell’approntare l’incontro. Pinto ha poi dissertato sulla bibliografia concernente il defunto comunista (due libri sono stati realizzati da D’Alema e da Veltroni). Equilibrato il ricordo di Tommaso Amabile, che ha parlato di una temperie nella quale c’era sicuramente più senso delle istituzioni. Innegabili e inevitabili, non solo da parte di Amabile ma anche nella mente del pubblico, i rimandi e i riferimenti, gli accostamenti (ideali più che reali) tra Berlinguer ed Aldo Moro – entrambi figure eccelse ed esponenti di una politica votata al Paese e alle persone, a tutti i cittadini. Comprendendo le loro esigenze!