Berlusconi e il Berlusconismo

Angelo Cennamo

La conferma in Cassazione della condanna all’interdizione dai pubblici uffici terrà Silvio Berlusconi fuori dalla politica attiva, quella istituzionale per intenderci, per almeno due anni. La vacatio potrebbe però spingersi ben oltre, se il già Cavaliere non riuscisse ad affermare le sue ragioni dinanzi a qualche corte internazionale, o marziana magari, ed ottenere la disapplicazione della inutile e caotica, oltre che irretroattiva, legge Severino. Come se non bastasse l’esecuzione della pena per frode fiscale – domiciliari o affidamento ai servizi sociali – Berlusconi ha davanti a sé un problema serio e mai affrontato prima : la sopravvivenza di Forza Italia alla sua persona. Sulla fenomenologia berlusconiana, il carisma, l’empatia che lega il Caimano al suo elettorato fidelizzato, il populismo tracimante, sono stati scritti innumerevoli libri e articoli di giornale in questi venti anni di alterne vicende. Sulla incarnazione del Pdl prima e di Forza Italia oggi, nella figura del suo leader e fondatore, altrettanto è stato detto e raccontato. Cosa aggiungere allora per definire una parabola politica ed umana che ha pochi precedenti nella storia repubblicana? Due sole cose. La prima. Nessuno può succedere a Berlusconi se non un altro Berlusconi. Marina? Piersilvio? Barbara? Perché no, Eleonora? Magari Luigi? E il fratello Paolo? La seconda. E’ evidente che un “non“ partito come Forza Italia non possa pensare di sopravvivere, così come è strutturato oggi, alla sua unica e  vera sostanza. Eppure qualcosa dovrà inventarsi la Destra maggioritaria di questo paese per perpetuarsi e non scomparire nei mille rivoli della multiforme e bulimica gamma dei partiti. Escludendo improbabili travasi di berlusconiani nella dependance  artificiosa di Alfano o nel partito nostalgico- valoriale della Meloni, c’è una sola strada che la creatura di Silvio può seguire nel breve periodo :  aprirsi a un sondaggio o a qualche forma di competizione interna tra tutti coloro che aspirano a candidarsi alle prossime competizioni elettorali. Toti, Fitto, Mara Carfagna, o chiunque altro – compreso Marina –  facciano fronte comune e vadano ad Arcore – prima che quel portone venga interdetto agli estranei – a convincere Berlusconi sul da farsi. Il Cavaliere non avrà nulla da temere; la sua leadership sopravviverà a qualunque sciagura o ingiustizia giudiziaria, così come la sua filosofia politica ha già forgiato tutti quei connazionali che non si riconoscono nel conservatorismo della sinistra socialista e puritana. Anima e coraggio : morto Berlusconi, vive il berlusconismo.

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