La storia di Capitan Futuro e del suo equipaggio

Padre Oliviero Ferro

Era ormai verso sera, quando Capitan FUTURO decise di riunire il suo equipaggio alla Locanda “Del Buon Cammino”. Erano una decina e venivano dai villaggi vicini. Salì sopra uno sgabello. Tutti lo guardavano meravigliati. Cominciò a parlare:”Questa mattina ho incontrato un signore che mi ha chiesto di accompagnarlo in un viaggio speciale. Ma non mi ha detto come si chiamava. Però una cosa era chiara: dobbiamo navigare di notte, seguendo le stelle, anzi le costellazioni. E ognuno di voi, aggiunse, avrà un nome speciale. Alla fine del viaggio ci dirà se è stato contento e ci darà una bella ricompensa. Site d’accordo?”. Noi non sapevamo cosa dire, ma Capitan Futuro ci fece mettere le mani a forma di cuore e uno di noi, quella notte, doveva cercare di trovare la costellazione dell’AMORE.

Ormai avevamo lasciato  il porto e scoperto la prima costellazione. Ci sentivamo così bene che la fatica non si faceva nemmeno sentire. Ci fermammo vicino a un’isoletta per mangiare e riposare un poco. Sapevamo che più tardi, un altro tra noi doveva alzare gli occhi al cielo e scoprire un’altra serie di stelle. Non sapevamo a chi toccava, ma, al momento opportuno, il nostro capitano ce l’avrebbe detto. Un venticello leggero gonfiò le vele della nostra nave e riprendemmo il mare. Il sole stava calando, in mezzo alle onde, quando uno di noi gridò:”Guardate. Eccole. Sono della costellazione della GIOIA. Bellissime”. Allora tutti ci mettemmo a battere le mani e a danzare. La nostra nave aveva fatto tanti viaggi in giro per il mondo. Era giunto il momento di darle un nome che sarebbe rimasto sempre impresso nei nostri ricordi. Tra tutti questi, venne scelto “STELLA D’ORO”. Ci ricordava le tante veglie, vissute insieme, i sogni, i progetti realizzati e quelli che aspettavano ancora il nostro sì. Stavamo bene insieme. Ci conoscevamo da tanto tempo, eppure sentivamo che mancava qualcosa. Qualcuno era invecchiato, qualcun altro era al suo primo viaggio. Ma per Capitan Futuro tutti eravamo importanti. E ormai, come ogni sera, sarebbe toccato a un altro scoprire la nuova costellazione. Il più anziano tra noi ci risvegliò dai nostri pensieri, dicendo:”Eccola. E’ la PACE”. Ci guardammo negli occhi e poi semplicemente, ognuno   scambiò con il suo vicino un gesto che lo fece vivere in pace. 

I più giovani tra di noi non conoscevano bene Capitan Futuro. Qualcuno pensava che era duro, che non volesse bene a nessuno. Forse non l’avevano osservato bene. Ma per noi, che da anni navigavamo con lui. Sotto quella impressione di persona sola, ci stava qualcosa di speciale. Quante volte aveva condiviso con noi tutto quello che possedeva; ci aveva fatti sentire bene. Senza di lui, la nostra vita avrebbe preso una brutta piega. Mentre parlavamo, su di un rotolo di corde si posò un gabbiano. Era stanco per il gran volare. Subito Capitan Futuro ordinò che gli si portasse da bere e qualche sardina per rifocillarsi. Allora qualcuno disse:”Guardate là in alto. Eccola la nuova costellazione. Assomiglia al nostro capitano. E’ la MAGNANIMITA’. Fate quello che faccio io”. E le nostre mani si misero ad accogliere, condividere e perdonare.

Il gabbiano che avevamo accolto ieri sera, aveva deciso di viaggiare con noi. Era veramente speciale. Aveva due occhi che ti dicevano tante cose. Sembrava un libro aperto. A turno, provammo a leggerci dentro, ma  non era semplice. Il nostro capitano che, piano piano, cominciava a conoscerci, scese giù e si mise in cerchio con noi. Anche lui provò a guardarlo bene. Dopo qualche minuto, cominciò a sorridere e si ritirò in disparte. Noi non sapevamo cosa dire. Eravamo un po’ stanchi e preoccupati di sapere a chi toccasse questa sera scoprire la nuova costellazione. Uno degli ultimi arrivati sentì che il gabbiano si era posato sulle sue spalle. Sembrava che gli dicesse qualcosa all’orecchio. “Sì,sì, ho capito” gli rispose. “Eccola. E’ la BENEVOLENZA.”. Insomma dovevamo guardare e lasciarci guardare con occhi puliti.           

Il viaggio era ancora lungo, così ci fece capire Capitan Futuro. Era orgoglioso di noi, soprattutto perché stavamo scoprendo cose nuove. Non ci disse niente sulla persona che gli aveva chiesto di navigare,seguendo quella rotta. Ma lui sapeva che in qualche modo ci stava seguendo. Cominciavamo a farci delle domande, ma nessuno aveva una risposta soddisfacente. Lasciammo perdere, perché avevamo fame. Il nostro cuoco ci aveva preparato una cenetta deliziosa, naturalmente a base di pesce e con una bottiglia di quello buono. Il più spiritoso tra di noi (si vedeva che era più allegro del solito) cominciò a fare un bel discorsetto. Non ci capimmo niente, ma c’era una parola che ritornava spesso:”Buono, molto buono,buonissimo”. Poi si fermò un attimo e guardò il cielo. “Eccola” disse.”Continuavo a parlare di lei ed è venuta. Come mi sento bene. Per forza: è la BONTA”. E cominciammo ad abbracciarci, sorridendo. Come era bello. Rimanemmo così tutta la notte e ci addormentammo felici..

“Ora è il momento” disse Capitan Futuro “ di vedere chi si è stancato e chi vuole andare fino in fondo. C’è qualcuno che non ce la fa più?” Ci guardammo negli occhi. E’ vero. Il viaggio era lungo. C’erano molte cose da fare sulla nave. Ognuno aveva il suo compito e cercava di fare del proprio meglio. Ma il Capitano, che ci conosceva bene, aveva capito che dovevamo fare tutti insieme un gesto che ci avrebbe legati per sempre. Ci voleva qualcosa di speciale, di unico. Insomma, qualcosa su cui contare in tutti i momenti. Mentre tutti pensavano, uno disse:”Guardate là in alto, a destra. Ecco la risposta: sono le stelle della FEDELTA’”. Il Capitano sorrise. Tolse dal suo sacco da viaggio un libro. Era la Bibbia. Ci disse di mettere la mano su di lei. E così la nostra promessa divenne realtà.

A volte, si perdeva  la pazienza. Non era sempre facile vivere insieme. E’ vero che ci volevamo bene. Ma quando c’erano le tempeste e l’acqua del mare inondava la nave, qualche parola in più ci scappava. Avevamo capito che non serviva a risolvere i problemi. Ce lo eravamo detti tante volte, soprattutto dopo la promessa di fedeltà che avevamo fatto la sera prima. Un po’ pensierosi, guardavamo la luna che stava sorgendo in tutta la sua bellezza, mentre salutava il sole. E dopo di lei, un altro gruppo di stelle venivano a farle compagnia. Eravamo affascinati da quello spettacolo. Uno disse:”Che bello! Mi sento bene e ho capito che bisogna essere dolci,gentili,pazienti. In parole semplici: la MITEZZA”. Aveva capito tutto e da quel giorno di impegnammo a fare un piacere, un gesto d’amore a chiunque. Qualcuno aveva visto qualcosa in lontananza. Forse era la terra, un’isola. Non si capiva bene. Capitan Futuro  prese il suo cannocchiale e guardò. Poi disse che eravamo quasi giunti alla nostra meta e che questa notte sarebbe stata molto importante. Tutti dovevamo cominciare a mettere in ordine la nave, riflettere sulla nostra, perché domani avremmo incontrato quel tale che aveva organizzato il viaggio. Eravamo veramente eccitati. Rischiavamo di rovinare tutte le belle cose che avevamo condiviso insieme. Capitan Futuro ci richiamò all’ordine. Forse non avevamo ancora capito che eravamo un gruppo solo e ci voleva un po’ di ordine. “Guardate e imparate” continuò il Capitano “Sapete leggere le stelle? Cosa c’è scritto?”. Io mi permisi di parlare:”DOMINIO DI SE’” “E allora” concluse il capitano “Ognuno di voi faccia almeno cinque minuti di silenzio e guardi un po’ come è andato il suo viaggio”.

La terra si stava avvicinando. I gabbiani ormai erano saliti nella nostra nave per darci il benvenuto. Ognuno di noi stava mettendo tutto in ordine. La nave doveva essere splendente, perché qualcuno sarebbe venuto a trovarci. Stranamente non si vedeva più il capitano. Dove era andato? Ci chiedevamo. Poi uno disse che era già andato a riva e che toccava a noi condurre la nave in porto. Era strano. Ma oramai avevamo capito che era il nostro turno di fare vedere quello che avevamo imparato. Dolcemente la “STELLA D’ORO” attraccò al porto. Ma dove era il capitano? Mistero. Al suo posto c’era un bambino che ci gridò di seguirlo: Sempre più meravigliati, sbarcammo e uno dietro l’altro lo seguimmo, senza sapere dove stavamo andando. Ci condusse verso una spiaggia solitaria. Là c’era il capitano e un signore,vestito di bianco. Ci disse di metterci in cerchio. Quel tale prese del pane e dei pesci e sorridendo, ci invitò a mangiare. Poi incominciò a parlare. Le sue parole scendevano nel nostro cuore. Ci sembrava di averlo conosciuto da tempo. Noi avevamo navigato con Lui. Ora sapevamo chi era veramente Capitan Futuro. Era il suo SPIRITO, il soffio del Suo Amore che ci aveva guidato in questo lungo viaggio. Ormai non eravamo più soli, ma una sola cosa. Alla fine ci disse che si chiamava GESU’. E da quel momento, due a due, cominciammo un altro viaggio. Ci conoscevamo meglio e lo avremmo fatto conoscere a tutti, vivendo con il suo Spirito, che a tutti dà forza, sui mari del mondo.